Il 27 gennaio 1922 si spegneva nella sua casa a Catania lo scrittore italiano Giovanni Verga.
A cento anni dalla morte, grazie alla casa editrice Interlinea e alla Fondazione Verga, con il sostegno del Ministero della Cultura, sono previsti nuovi titoli in volume e in digitale dell’Edizione Nazionale delle sue opere, con appendici ricche di notizie e documenti, mentre si annuncia un progetto sull’epistolario. Dalla Sicilia in su, avranno luogo anche vari eventi celebrativi, tra cui l’emissione di un francobollo commemorativo.
Nonostante la sua vasta produzione letteraria, Verga è ricordato soprattutto per le opere che si studiano a scuola, come Rosso Malpelo e I Malavoglia. Di questi tempi, però, non si può fare a meno di notare come i suoi scritti rispecchino la realtà attuale, rivelandosi illuminanti e vicini alla nostra sensibilità.
Il padre del Verismo rappresentava nelle sue opere una società che viveva una profonda crisi dei valori, in cui la solidarietà non era vista come un’opzione possibile e in cui i più deboli venivano lasciati indietro. Verga ha dato voce ai vinti, i personaggi che più hanno ispirato la sua scrittura.
L’attualità di Giovanni Verga a 100 anni dalla sua morte
Giovanni Verga è un autore profondamente radicato nel suo tempo ma che riesce ad essere, allo stesso tempo, molto attuale.
La sua modernità emerge sia dai temi che dallo stile, anche se rimane ancorato nella tradizione: da una parte ci sono le storie ambientate nel suo paese d’origine, la Sicilia e in particolar modo la sua amata Catania; d’altra parte, c’è invece la vivacità intellettuale di Milano che lo ha portato a quella che possiamo definire una rivoluzione letteraria.
Le opere mature di Verga sono frutto di queste due tendenze contrapposte che si integrano tra di loro: l’ambientazione rurale della Sicilia, che lo ha accompagnato durante gli anni della giovinezza, va ad esaltare la modernità stilistica, resa possibile dal dibattito milanese.