“La danza è la madre di tutte le arti. La musica e la poesia esistono nel tempo; la pittura e l’architettura nello spazio. Ma la danza vive contemporaneamente nel tempo e nello spazio. Prima di affidare le sue emozioni alla pietra, al suono, l’uomo si serve del suo corpo per organizzare lo spazio e ritmare il tempo.” (Curt Sachs)
Espressione diretta della cultura popolare italiana sono le danze folkloristiche che attraversano la Penisola in lungo e in largo. I balli popolari italiani hanno origini antichissime e sono un condensato di usi, costumi, canzoni, idiomi, tradizioni, sapori e colori tipici delle diverse regioni del Bel Paese. In occasione di eventi speciali, ricorrenze tipiche e manifestazioni popolari, le piazze si riempiono di ballerini e musici che portano in strada balli folkloristici coinvolgenti, tramandati di generazione in generazione.
Danze tipiche italiane: la tradizione coreutica dello Stivale
Un Paese fatto di tanti paesi. Un mondo culturale variegato, quello italiano. Una nazione composta da tante diverse comunità locali, di mare, di montagna, a vocazione agricola. Ci sono angoli del patrimonio di ogni regione sopravvissuti all’avvento della modernità, tradizioni esibite con orgoglio: le danze popolari appartengono al popolo, sono state create da e per la gente comune, e proprio dalla gente sono state sempre ballate, ad ogni occasione utile.
I balli di gruppo italiani raccontano la vita di ogni comunità, ne scandiscono i movimenti, lo scorrere del tempo, l’evoluzione. La tradizione diventa folclore e a danzare sono ballerini non professionisti, che si muovono con gesti rituali e acquisiti nel tempo, sull’accompagnamento musicale di strumenti tipici delle diverse aree regionali. Un viaggio nell’Italia delle tradizioni ben conservate: scopriamo insieme quali sono i balli popolari di ogni zona della Penisola.
Danze popolari del Nord Italia
I balli settentrionali hanno una forma chiusa, sono eseguite in gruppo secondo schemi fissi e ritornelli ripetuti. Una danza strutturata, figurata e codificata, creata per stimolare la partecipazione collettiva e organizzata dei diversi gruppi sociali.
Balli delle valli occitane- Piemonte e Valle D’Aosta
Ai confini con i mondi che si affacciano al di là delle Alpi, la contaminazione ha dato vita a melodie e balli differenti per ogni valle, che possono variare anche di molto. Passi schematici vengono eseguiti sul tempo scandito dagli strumenti tradizionali, come la fisarmonica cromatica a bottoni, la ghironda (vioulo) e l’armonica a bocca (ourganin).
Balli delle quattro province (Genova, Piacenza, Alessandria, Pavia)
Sulla melodia del piffero e della fisarmonica, sono gli anziani di volta in volta ad insegnare i movimenti di queste danze ai più giovani, per conservarne intatta la memoria e l’esecuzione. Questo gruppo di danze tipiche italiane comprende tre tipologie: di coppia, di cerchio e coreografiche. Tutte sono caratterizzate dal “passo delle Quattro Province”: un appoggio lungo, seguito da due appoggi corti con rimbalzo, che richiede notevoli capacità atletiche e velocità da parte dei ballerini.
Le Danze del Rito Carnevalesco della Lachera di Rocca Grimalda (Alessandria)
Un insieme di balli itineranti e allegorici, messi in scena in occasione del Carnevale: coreografia e recitazione si intrecciano in quello che è un vero e proprio teatro all’aperto, nel quale i personaggi della tradizione si presentano e interagiscono tra di loro con maschere e costumi che raccontano la storia della cittadina.
Danza delle spade “Bal do Sabre” di Bagnasco (CN) e Danza delle spade “Bal da Sabbre” di Fenestrelle (TO)
Collegate ad ancestrali riti propiziatori per la fertilità della terra, questi balli simbolici fanno parte del patrimonio culturale della società contadina del settentrione. Catena, rosa, cerchio e treccia sono le figure simulate dai ballerini armati di spada. Dodici sono gli Spadonari, dodici come i mesi dell’anno, significato allegorico del tempo che passa. Dall’inverno alla primavera, il ciclo della vita e della natura. Un rito che si collega ad una leggenda saracena e narra in musica e passi la vicenda di un uomo, Protasio Gorrisio che, avendo rifiutato di dare la propria figlia a Ramset, capo dei Saraceni, è condannato a morte.
Balli staccati della valle del Savena- Bologna
Il termine dialettale bàl stàcc è usato sull’Appennino bolognese per indicare la danza da cui si è sviluppato il ballo liscio. Come suggerisce il termine questa danza è caratterizzata da passi saltati o staccati dal suolo.
Balli della val Resia- Udine
Gli strumenti fondamentali? La “cìtira” e la “bùncula”, un violino e un violoncello modificati dai suonatori locali per poter esprimere al meglio il “linguaggio del popolo”. La danza ha un ritmo frenetico, gioioso, travolgente. Si balla a coppie, ma ognuno balla per sé, nella libertà di poter eseguire diverse variazioni allo schema principale. Ballare è sentirsi liberi.
Balli dell’alto Veneto
Danze rituali che rievocano il sollievo dopo una giornata di lavoro e l’antico galateo del corteggiamento: uomini e donne si alternano, si scambiano di posto, mimano danzando l’avvicinamento al gioco più bello del mondo, quello dell’amore.
Balli tirolesi
Al confine tra Austria e Italia, in una zona ricca di tradizioni e cultura, va in scena il Schuhplattler, danza per soli uomini. I prescelti, battitori di scarpe, si muovono velocemente con gesti quasi acrobatici, battendosi le mani sulle gambe e sulle suole delle scarpe. Salti, giri e il tipico suono dello jodel scandiscono il ritmo di questo forsennato ballo.
Danze popolari del Centro Italia
Un passo celebre, quello saltato, declinato in diverse varianti.
Saltarello- Molise, Lazio, Umbria
Un ballo tipico italiano che deriva direttamente dalla saltatio, praticata nell’antica Roma. Una danza di allusione erotica, un ballo di coppia che mima il corteggiamento. Come riportato da diversi documenti trecenteschi, il saltarello era una delle quattro danze praticate dagli aristocratici nelle corti, insieme alla bassadanza, la quaternaria e la piva. Le melodia viene suonata con organetti, mandolini, tamburelli, chitarre. Diverse coppie si dispongono a formare un cerchio. Il passo principale di questa danza italiana è detto passo bilanciato o scioglitura: un piede viene fatto oscillare in avanti, con un salto appunto, mentre l’altro piede batte al suolo.
Trescone- Toscana
Un ballo di origine medievale, citato da Dante e da Boccaccio. Il nome deriva dall’antica parola di origine germanica thriskan (battere) e sta ad indicare il movimento di battere i piedi nella danza, allegoria del modo con il quale i contadini staccavano i chicchi di grano dalle spighe. Danza vivace, eseguita a coppie, solitamente quattro disposte in quadrato, tra le quali viene continuamente scambiata la dama.
Danze popolari del Sud Italia e delle Isole
I balli tipici del Meridione hanno una forma più aperta e lasciano più spazio all’iniziativa individuale, alla creatività, alla ricombinazione in forme libere di moduli e forme codificati dalla tradizione.
Pizzica- Puglia
Un esorcismo in musica, una danza popolare appartenente alla famiglia delle tarantelle italiane, e diffusa nelle varianti pizzica tarantata, pizzica-scherma e la più celebre pizzica-pizzica. Il Salento è la terra prediletta, ma questo ballo si pratica fin dagli anni ’70 del XX sec. in tutta la Puglia centro-meridionale e in Basilicata. La tradizione associa questa danza al rito di cura per quanti venivano morsi da un ragno, una tarantola in particolare: il veleno doveva essere espulso dal corpo attraverso movimenti veloci e concitati, che servivano anche ad alleviare il dolore. Simbolicamente lo schema del ballo della taranta mima il gesto dello schiacciamento del ragno. In estate non c’è posto della Puglia in cui non sia dedicata una serata ad uno dei balli più celebri d’Italia, in un viaggio itinerante che culmina a Melpignano, nel cuore del Salento, ad agosto, con la Notte della Taranta.
Tarantella- Campania, Calabria e Puglia
Una diversificata famiglia di balli tradizionali dell’Italia meridionale, facente parte un tempo del Regno delle Due Sicilie. Balli di coppia e di gruppo, in cerchio o slegati. Danze caratterizzate da un forte dinamismo, scelte per celebrare occasioni pubbliche, come festività religiose, pellegrinaggi ai santuari, ricorrenze agricole. ma anche eventi privati , come matrimoni e battesimi. Espressione di gioia condivisa.
Quadriglia- Campania, Basilicata e Calabria
Come suggerisce il nome questa danza popolare viene ballata da 4 coppie che si dispongono rispettivamente l’uno di fronte all’altro o in conformazione a quadrato. Un ballo estremamente popolare durante l’Epoca Napoleonica. Fondamentale è la scenografia, creata dalle diverse figure, indicate dal comandante, il coreografo che di volta in volta decide quali passi far eseguire a uomini e donne.
Tammurriata- Campania
All’interno dell’ampio gruppo della tarantella meridionale si è sviluppato nel tempo un nucleo originale basato su un ritmo rigidamente binario, scandito dal tamburo. La tammurriata è un ballo dinamico, in cui sono fondamentali le braccia, che danno il movimento a tutto il corpo. Per il giusto movimento ci si aiuta con l’uso di castagnette (nacchere). Il suono principale viene fornito dalla “tammorra”, grande tamburo a cornice dipinta con sonagli di latta, richiamo al ritmo ancestrale e alla libertà primordiale assoluta. Altri strumenti, anche improvvisati con oggetti di uso comune, accompagnano il ballo, che non segue uno schema metrico preciso ma semplicemente l’istinto.
Balli sardi
A seconda della zona considerata, avremo diverse varianti della tipica danza isolana: Ballu Tundu (Ballo Tondo), A Passu Torrau (A Passo Ritornato), Ballu Seriu (Ballo Posato). Un rito che deriva dalle cerimonie sacre preistoriche che servivano a propiziare la caccia e il raccolto. La comunità si riuniva intorno al fuoco, in cerchio, tenendosi per mano, a simboleggiare l’aggregazione sociale.
L’Amore, la Paura, la Rabbia. La Guerra, la Pace, l’Abbondanza del raccolto. La Vita e la Morte. Ogni momento della storia di un popolo è raccontato dalla danza, da quei balli che sfidano la modernità, sopravvivono al tempo e resistono all’oblio. Libertà in musica, una delle massime espressioni della cultura popolare italiana.