Composti di acqua e argilla, lavorati a mano al tornio, essiccati o cotti, diventano splendide maioliche, oggetti da usare o con cui decorare la nostra casa. Terracotta, terraglia, porcellana vanno sotto il nome di ceramica in Italia. La parola ceramica origina dal greco keramos che significa argilla, materiale principe di questo composto. Arabi, egizi, etruschi, greci, romani: ogni popolo che ha messo piede sul suolo italiano ha lasciato una traccia del suo passaggio in oggetti di ceramica pregiata, molti dei quali sono ancora conservati nei musei della Penisola.
Ceramiche italiane famose: l’Italia delle maioliche preziose
La realizzazione di veri e propri manufatti, ceramiche antiche italiane, inizia nel ‘400 e nel Rinascimento l’oggettistica è ispirata ai grandi pittori di quel periodo. La parola maiolica deriva dal nome dell’isola di Maiorca, dove hanno preso forma i primi manufatti spagnoli, i piatti ispano-moreschi, fonte di ispirazione per le ceramiche nostrane. Urbino, Venezia, Castelli, Deruta, Urbania, Montelupo, Caltagirone, Pesaro, Albissola, Vietri, Faenza. Da Nord a Sud il territorio della Penisola è pieno di città che ospitano le botteghe artigianali delle ceramiche artistiche italiane: ecco le principali.
Ceramica di Caltagirone
Uno dei borghi più belli d’Italia, in provincia di Catania, dove si produce una delle ceramiche più antiche e apprezzate al mondo. Le sue origini si fanno risalire addirittura al neolitico, ma furono gli arabi ad insegnare agli artigiani e agli artisti locali la tecnica dell’invetriatura, aprendo la strada al successo di queste maioliche. Nel medioevo, poi, cominciarono ad essere usati i colori più vivaci, diventati caratteristici. Il decoro che impreziosisce le ceramiche caltagironesi si richiama alla tradizione tessile e ai ricami siciliani. L’oggetto tipico della produzione di Caltagirone sono i fischietti, antichi giocattoli, ricercatissimi pezzi da collezione.
Ceramica di Faenza
Parlando di ceramiche famose italiane, non possiamo non nominare la più conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Qui si lavorava l’argilla già nel I sec a.C.: un materiale di ottima qualità donato dalle acque del fiume Lamone, nei dintorni della città romagnola. L’arte della ceramica faentina trovò il suo massimo splendore nel Rinascimento: da allora, tra alti e bassi, le aziende di ceramiche italiane con sede a Faenza, hanno riempito le case di tutto il mondo di eleganti decori.
Ceramica di Vietri
Patrimonio dell’Umanità. Un’arte talmente tanto antica e preziosa, da meritare la tutela riservata ai prodotti migliori. Una tradizione antichissima che rivive quotidianamente per le strade e per i vicoli di questo gioiello della Costiera Amalfitana. Come abbiamo già visto nell’articolo dedicato alla ceramica di Vietri, a farla da padrone qui sono i colori utilizzati nella decorazione degli oggetti: il giallo del sole, il blu del mare, il bianco delle case costiere. I manufatti più celebri sono le “riggiole” mattonelle dipinte a mano utilizzate per rivestire pareti e pavimenti.
Ceramica di Deruta
Dall’età romana ad oggi, questa peculiare ceramica umbra ha attraversato diverse fasi del progetto evolutivo. Tra il 1200 e il 1300 la ceramica era utilizzata per la produzione di oggetti di uso comune decorati con motivi geometrici e floreali e dipinti in bruno e verde ramino su un fondo bianco, secondo i dettami della Maiolica Arcaica. Dal ‘400 in poi le ceramiche di Deruta si sono arricchite di ulteriori colori, come l’arancio, il giallo e il blu. Nel ‘500, poi, nasce lo stile “Compendiario”, con baccellature, orli sinuosi e rilievi plastici. Poi si approda allo stile calligrafico, con raffigurazioni zoomorfe, scene di caccia degli intrecci di fogliame e inserti paesaggistici.
Ceramica di Gubbio
Fin dal 1300 venivano qui prodotte maioliche decorate con disegni geometrici colorati di bruno e verde. Fu Mastro Giorgio, Giorgio Andreoli, a donare fama internazionale alla ceramica umbra, con l’applicazione del lustro e l’utilizzo di una particolare tonalità di rosso. Nel Novecento le stradine del paese si riempirono di grandi artisti che fecero virare la produzione verso le maioliche riverberate, la lavorazione dei buccheri e la reinterpretazione dell’ispirazione medievale.
Ceramica di Orvieto
La più antica delle tradizioni ceramiche umbre risale all’epoca dei primi insediamenti umani. Gli etruschi portarono ad Orvieto la produzione dei buccheri: una ceramica cotta a diretto contatto con il carbone ed in totale mancanza di ossigeno, che assume quindi un colorito nero. Negli anni la ceramica ha assunto poi un colorito verde su smalto bianco con fregi e raffigurazioni di uomini, animali e bestie antropomorfe. La gamma dei colori impiegata si è ampliata con l’uso del blu cobalto e del giallo e l’introduzione di tecniche di decorazione come la “zaffera”. In epoca moderna è aumentata la produzione del “galletto”, la brocca con il largo beccuccio sporgente. Restando sempre nel mondo dei marchi di ceramiche italiane, a Orvieto è possibile visitare la più antica fornace esistente, presso il Pozzo della Cava. Per ammirare tutto lo splendore della ceramica di Orvieto lasciatevi incantare dalla facciata del duomo, decorata con le tessere dei mosaici, secondo lo stile del luogo.
Ceramica di Gualdo Tadino
Un territorio ricco di materie prime utili alla lavorazione della ceramica. I primi documenti che testimoniano l’esistenza di un artigianato locale risalgono al 1300: in questo caso le forme e i decori si ispiravano alle diverse tradizioni umbre. Tra il ‘500 e il ‘600 si comincia con la tecnica del lustro che prevede l’applicazione di riverberi oro e rubino, ottenuti in terza cottura con fumo di ginestra.
Il paziente lavoro al tornio, le mani dell’artigiano che danno forma all’idea. Un vaso, un piatto, una piastrella, una brocca particolare. Poi la sapiente scelta dei colori e il disegno che, pennellata dopo pennellata, racconta la preziosa tradizione custodita dalle botteghe italiane.