“Napoli per me non è la città di Napoli ma solo una componente dell’animo umano che so di poter trovare in tutte le persone, siano esse napoletane o no. A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l’ultima speranza che resta alla razza umana.” (Luciano De Crescenzo)
Napoletano, nell’anima, nel fondo. Se il corpo degli esseri umani è composto dal 60-70 % di acqua, quello di Luciano De Crescenzo era composto da pura napoletanità. C’è da dire, a malincuore, “era”, perché oggi uno dei più grandi esponenti dell’arte napoletana nel mondo è scomparso a Roma.
Luciano De Crescenzo è stato per l’Italia uno degli ultimi istrioni, capace di ricoprire diversi ruoli. Un artista poliedrico: scrittore, regista, attore e autore, oltre che indimenticabile poeta. Al cuore del grande pubblico è arrivato soprattutto per la sua straordinaria capacità di divulgare con leggerezza e ironia concetti filosofici molto complessi, attraverso bestseller di saggistica tradotti in decine di lingue. Il mondo lo ricorda come talentuoso regista, attore e conduttore televisivo. Insomma, una vera e propria eccellenza italiana.
Luciano De Crescenzo: vita e carriera
Luciano De Crescenzo nasce a Napoli il 20 agosto 1928 nel borgo di Santa Lucia, esattamente al civico 40 di via Generale Orsini, nello stesso stabile del suo storico amico Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer. La sua carriera comincia in un settore sorprendente, quello dell’ingegneria. Il padre, fedele alla tradizione artigiana napoletana, aveva un negozio di guanti nella lussuosa Via Dei Mille.
Frequentò l’Università di Napoli, laureandosi con il massimo dei voti. Il suo primo grande amore? Il matematico Renato Caccioppoli, con cui amava conversare mentre lo riaccompagnava alla fine delle lezioni, tutti i giorni, a casa. Il suo inaspettato suicidio segnò dolorosamente la giovinezza di Luciano. Dopo la laurea, la IBM Italia lo assunse in qualità di rappresentante commerciale e in questa azienda rimase per diciotto anni, diventando addirittura direttore. Riusciva a persuadere chiunque, con la sua ineffabile ironia.
Ma Luciano non era destinato a restare solo un ingegnere. Così la sua grande passione per la divulgazione e la filosofia lo spinse a mettere nero su bianco i suoi pensieri, in oltre 25 libri, ottenendo un grande successo editoriale. Era capace di far capire l’incomprensibile, di trasmettere i concetti dei più grandi filosofi greci a tutti, ma davvero a tutti. Ospite al Maurizio Costanzo Show, fu protagonista di un originale sondaggio: «È meglio che faccio lo scrittore o che torno a fare l’ingegnere?». Il pubblico rispose acquistando 20 milioni di copie dei suoi successi editi da Mondadori. Le sue opere sono state tradotte in 19 lingue e diffuse in 25 Paesi nel mondo.
Luciano De Crescenzo e Napoli: una storia d’amore
Scrittore sì, ma anche attore, regista e sceneggiatore. Chi potrà mai dimenticare una delle pietre miliari del cinema nostrano, tra i migliori film italiani per messaggio e contenuto, “Così parlò Bellavista”, in cui interpreta Gennaro Bellavista, un professore di filosofia in pensione. Un vero cult la scena in cui il professore resta bloccato nell’ascensore insieme all’ing. Cazzaniga, un milanese trapiantato a Napoli. E in quel momento caddero tutte le divisioni geografiche, politiche, tutti gli inutili campanilismi, perché, in fondo, “si è sempre meridionali di qualcuno”.
Dalla sua Napoli, Luciano De Crescenzo, andò via, si trasferì a Roma, ma non smise mai di essere napoletano. Stanco di vedere la città che amava più di ogni altra cosa al mondo logorata dai suoi mali, non perse mai la speranza di vedere la sua gente tornare a rispettare quei luoghi che seppe raccontare meglio di chiunque altro. Ogni vicolo, ogni statua, ogni palazzo, ogni persona, erano per lui fonte d’ispirazione.
Luciano De Crescenzo è il simbolo assoluto della cultura partenopea moderna che aveva compreso quanto fosse importante stare insieme, uniti, abbracciati, per cambiarlo davvero, questo mondo. E voi, siete uomini d’amore o di libertà?
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