Fin dagli albori del genere umano, la pelle di origine animale è sempre stata utilizzata come abito, come rudimentale indumento prima e rifinito prodotto di alta moda, poi. In Italia la concia delle pelli sottrae una quantità enorme di rifiuti alla necessità della dismissione, riducendone l’impatto sull’ambiente ed evitando il relativo costo economico. Un’ottima opzione per smaltire i sottoprodotti di origine animale, attraverso un processo di recupero dettagliatamente normato a livello, europeo, nazionale e spesso anche locale.
Quando parliamo di pelle, parliamo di uno scarto capace di trasformarsi in un prodotto di straordinaria eccellenza. Una scarpa, una borsa, un giubbotto o un elemento di arredo in pelle durano nel tempo e garantiscono una prestazione estetica decisamente maggiore rispetto ai prodotti uguali confezionati con un altro materiale. La pelle conciata in Italia garantisce al consumatore finale i più elevati standard di sicurezza. Non solo: le concerie italiane pensano costantemente ai principali aspetti di circolarità del processo produttivo della pelle.
I distretti della conceria italiana
Oggi IEX – Italian’s Excellence vi conduce tra i distretti conciari italiani, alla scoperta di una lunga tradizione Made in Italy che confeziona prodotti immortali, apprezzati in tutto il mondo.
Distretto conciario di Solofra
In provincia di Avellino, in Campania, l’attività della concia delle pelli nasce da quella pastorale, ed è stata favorita dalla conformazione del territorio. Sul posto ci sono vegetali contenenti tannino. rocce per la produzione di calce e acqua e all’inizio la concia era praticata con sistemi rudimentali in fosse a cielo aperto. La vicina Salerno cominciò a reclamare pelli conciate per l’industria armentizia, la Repubblica Marinara di Amalfi le richiedeva per la produzione di pelli dorate. Gli Aragonesi sostennero l’industria armentizia e la concia solofrana subì un ulteriore sviluppo con l’introduzione di altre forme artigianali della pelle (pergamene, calzature, cordami, oropelle, lana). Alla metà del XVIII secolo a Solofra c’erano 65 botteghe e magazzini di conceria dislocate nei vari casali che impegnavano oltre 600 persone.
Ad oggi quando si parla del distretto conciario di Solofra ci si riferisce ad un polo specializzato nella concia della pelle, soprattutto caprina e ovina, per la produzione di capi di abbigliamento, accessori di pelletteria e calzature. Il distretto campano si estende su un’area di circa 115km quadrati in provincia di Avellino, che corrisponde ai comuni di Solofra, Montoro Inferiore e Montoro Superiore e Serino. Sono circa 500 le aziende che operano nel settore.
Le pelli del Tolentino
La pelletteria artigianale rappresenta una delle manifestazioni più tipiche dell’artigianato in provincia di Macerata, che si accompagna alla celebre produzione delle scarpe artigianali marchigiane. La maggior parte delle aziende che lavorano la pelle sono concentrate a Civitanova Marche, ma per trovare la vera eccellenza italiana in fatto di pelle ci si deve spostate a Tolentino, dove la tradizione della lavorazione della pelle ha radici antichissime, tanto che era già considerata tipica della zona nel Quattrocento. Qui si producono divani e poltrone esportati in tutti i continenti, ma anche borse e accessori in pelle che tengono alto l’onore del made in Italy nel mondo.
Distretto del Cuoio toscano
Attraversando il mercato di San Lorenzo a Firenze o i mercati di Piazza Santa Croce si sente il profumo inconfondibile di cuoio e pelle lavorata. Sono in molti poi a cedere al desiderio di portarsi a casa, dopo un viaggio a Firenze, una borsa o una cartella in pelle, simbolo dell’artigianato toscano di qualità. L’attività della conciatura delle pelli in Toscana ha origini molto antiche: era già conosciuta all’epoca degli Etruschi, che popolavano le zone costiere della regione. Nel Medioevo l’attività conobbe un intenso sviluppo, soprattutto sotto la Repubblica di Pisa. Proprio in questa cittadina, l’arte della pelletteria si era originariamente sviluppata nel 1200, grazie alla notevole disponibilità di materie prime derivanti sia dalla macellazione del bestiame allevato sui pascoli dello spopolato litorale costiero, sia dai rifornimenti mercantili presso i porti della Sardegna, della Sicilia, del Maghreb orientale e della Spagna.
Nel 1400, dopo la conquista di Pisa da parte di Firenze, le più ricche famiglie fiorentine decisero di investire sia sugli artigiani conciatori esistenti a Pisa e sulla Valdarno inferiore, sia spostando parte della produzione anche a Firenze. La produzione di pelle e pelletteria si concentrava in particolar modo nella zona della città che collegava Piazza Santa Croce a Piazza Signoria, vicino al fiume Arno. Ancora oggi esistono strade come Via dei Conciatori o Via della Concia che ricordano queste fiorenti attività medievali.
La vicinanza del fiume si è rivelata fondamentale per lo sviluppo dell’industria conciaria. Nelle zone di Santa Croce, Fucecchio e Ponte A Egola hanno prosperato a lungo le prime concerie industriali, perché l’Arno riusciva ad assicurare quantità di acqua sufficienti per il processo produttivo e facilitava il trasporto delle merci. Nei secoli l’industria della pelletteria toscana ha sempre saputo rinnovarsi, rispondendo puntualmente alle esigenze dei mercati internazionali. Ad oggi il distretto toscano del cuoio comprende il distretto della pelle, cuoio e calzature di Castelfiorentino, il distretto conciario e calzaturiero di Santa Croce sull’Arno e il distretto della pelle, cuoio e calzature di Valdarno superiore. Il fatturato complessivo incide per il 28% dell’intera produzione di pelle in Italia.
Borse italiane, giacche, cinture, scarpe, cappelli, ma anche divani e poltrone. Le eccellenze del Made in Italy nel settore della moda, dell’arredamento, delle calzature nascono da qui, dalla millenaria tradizione della conciatura delle pelli, che regala al mondo dei pezzi unici di tradizione e artigianato, dal profumo inconfondibile e dalla qualità garantita.