All’interno del sito archeologico di Ercolano, antica città italiana dell’epoca romana che si affaccia lungo il Golfo di Napoli, emergono nuovi e interessanti dettagli relativi ai resti di 300 fuggiaschi, rinvenuti all’inizio degli anni ’80 sul percorso che unisce l’originaria spiaggia cittadina alla maestosa Villa dei Papiri.
Il direttore del parco, Francesco Sirano, ha dato il via ad una ricerca che restituirà identità ad uno di quei 300 individui. Inizialmente catalogato come un semplice soldato, adesso avanza l’ipotesi che il volto rinvenuto potrebbe appartenere a quello di un ufficiale della flotta che partecipò alla missione di salvataggio lanciata da Plinio il Vecchio, per recare soccorso alle popolazioni dei centri e delle ville che si estendevano su questa parte del Golfo di Napoli. L’ipotesi è sorta analizzando i dettagli dell’armatura e del piccolo zainetto nel quale erano custoditi strumenti di carpenteria. Proprio in queste settimane riprenderanno i lavori di scavo: gli archeologi sono già tornati all’opera, sull’antica spiaggia, per completare quanto iniziato quarant’anni fa.
Ercolano scopre i resti di un ufficiale di Plinio il Vecchio
Le correnti e i venti bollenti provenienti dal Vesuvio hanno travolto l’intera popolazione dell’antica città romana, incluso questo presunto ufficiale della marina, giunto sulla spiaggia per prestare soccorso alle persone in fuga.
S’intravede il corpo del militare con le braccia piegate in avanti, in cerca di un appiglio, e con la faccia affondata nella sabbia, scaraventato a terra dagli uragani di lava. Sono state proprio le condizioni dell’eruzione a donare ad Ercolano caratteristiche diverse rispetto al sito della vicina Pompei, consentendo la conservazione del materiale organico: di Ercolano ci sono giunti persino mobili di legno e tessuti.
Oltre allo zainetto e all’armatura che rimandano ad una carica importante, sono stati rinvenuti accanto allo scheletro anche un cinturone di cuoio con dettagli in argento e oro e un gruzzolo di monete che hanno fornito ulteriori conferme del suo status sociale: ovvero, 12 denari di argento e due d’oro, somma di denaro corrispondente allo stipendio che guadagnava tipicamente un pretoriano.
Dall’analisi delle ossa, l’uomo sembrava avere circa 40-45 anni e godere di un ottimo stato di salute, dal quale si denota anche un’abituale attività fisica: altro elemento che riconduce alla vita militare. Restano aperte, in questo modo, due ipotesi: l’uomo potrebbe essere stato sia un pretoriano, la guardia del corpo dell’imperatore, oppure un militare della flotta.
Le ricerche degli archeologi propendono più per la seconda ipotesi: gli attrezzi da lavoro sembrano essere quelli tipici di un faber navalis, figura ben conosciuta sulle navi militari romane e specializzata nei lavori di carpenteria. Inoltre, i resti dell’uomo sono stati ritrovati a poca distanza da quelli di un’imbarcazione militare.