“È Stata la Mano di Dio” di Paolo Sorrentino è al cinema dallo scorso mercoledì e dal 15 dicembre sarà visibile anche sulla piattaforma Netflix: si tratta del film targato Netflix con la più ampia distribuzione cinematografica che l’Italia abbia mai avuto (250 sale), ma soprattutto con la finestra più lunga di sempre, dato che il pubblico potrà vederlo sul grande schermo per ben tre settimane, fino al 15 dicembre, data in cui debutterà esclusivamente sulla piattaforma.
Il regista Premio Oscar per La Grande Bellezza propone per la prima volta un film intimo, personale, fortemente autobiografico, che ripercorre la sua complessa storia familiare. Un’adolescenza ambientata nella tumultuosa Napoli degli anni ’80, costellata da gioie inattese, come l’arrivo della leggenda del calcio Diego Armando Maradona, e una tragedia altrettanto inattesa.
Senza filtri e con estremo coraggio, Paolo Sorrentino si racconta e mette a nudo, riportando sullo sfondo di Napoli i volti, le voci e i ricordi, tra i gol di Maradona, le imprecazioni di Antonio Capuano e il VHS di C’era una volta in America.
Un altro Sorrentino: la trama di “È stata la mano di Dio”
Fabietto è il terzo figlio di Saverio (Toni Servillo) e Maria, coppia napoletana medioborghese che, nonostante i problemi coniugali, si mostra sempre affiatata. Il ragazzo è timido e introverso, incerto sul da farsi una volta diventato grande.
Sorrentino introduce il suo alter ego cinematografico attraverso una galleria di personaggi alquanto grotteschi, amici e parenti che, al di là del legame di sangue, sono uniti soprattutto dal culto indiscusso di Maradona.
Successivamente Fabietto, ormai cresciuto, diserta l’invito dei genitori a trascorrere un weekend nella casa di Roccaraso per seguire in trasferta il Napoli e il suo idolo Maradona: una partita che lo salverà da un tragico destino. Il ritratto di una Napoli gioiosa lascerà ben presto spazio ad una nuova e triste realtà, con la quale il regista dovrà fare i conti.
“È stata la mano di Dio” è un film di autoanalisi, introspettivo e catartico, che delinea la personalità del suo autore che ha deciso solo ora di mostrarsi, superata la soglia dei cinquant’anni: l’età giusta per ripercorrere le proprie radici, rivivere la sua Napoli e l’annesso trauma che ne conseguirà.