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“Spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande.” Adriano Olivetti era un uomo che non ha solo saputo far diventare i suoi sogni dei propositi, ha fatto molto di più: li ha fatti diventare realtà. Una delle IEX stories di maggior successo è quella dell’imprenditore piemontese che rivoluzionò completamente il mondo dell’informatica. La figura di Adriano Olivetti è avvolta ancora oggi dall’alone del mito, quello che circonda le figure più in vista del panorama culturale e industriale italiano, quello riservato alle storie d’eccellenza. Non solo imprenditore, ma anche uomo di cultura, mecenate, politico e riformista sociale, una personalità a tutto tondo che non è semplice raccontare, l’uomo che ha visto il futuro e lo ha raggiunto, prima di tutti gli altri.
La Storia della Olivetti: la famiglia dell’informatica italiana
Una delle principali aziende di successo, la Olivetti, viene fondata nel 1908 a Ivrea, in Piemonte. Il suo primordiale scopo era quello di diventare la “prima fabbrica nazionale di macchine da scrivere”, un vero must per l’epoca. L’intuizione rivelatasi geniale viene colta da Camillo Olivetti che, con un capitale iniziale di sole 350 mila lire ed un officina di appena venti operai mette in piedi un sogno in uno spazio di soli 500 metri quadrati. Il mercato premia il capostipite della famiglia Olivetti e così, già nel 1911, viene presentata all’Esposizione Universale di Torino la prima macchina da scrivere italiana, la celebre M1. Da qui comincia l’ascesa all’Olimpo dell’imprenditoria tricolore, culminata con l’arrivo in azienda di Adriano Olivetti, figlio di Camillo.
Nel 1926 il giovane Adriano fa il suo ingresso nella fabbrica paterna e la sua storia personale diventa inevitabilmente la storia Olivetti. Non entra dalla porta principale, ma da quella di servizio. L’imperativo familiare è categorico: ogni buon “capo” che si rispetti deve essere prima un buon operaio ed è da lì che comincia Adriano, dall’ultimo scalino della gerarchia aziendale, prendendo posto alla catena di montaggio. Quando arriva al vertice della piramide comincia da subito a sviluppare tutte le sue idee e arriva a controllare il 30 per cento del mercato mondiale delle macchine da scrivere. Adriano ci vede lungo, più lungo di tutti e capisce che non basta fare delle buone macchine da scrivere: c’è bisogno di un design accattivante. Così, nella fabbrica di Ivrea vengono chiamati a raccolta tutti i migliori artisti italiani, pronti a dare il proprio contributo al progetto delle macchine da scrivere Olivetti.
Eppure la parte più bella della storia di Adriano Olivetti non riguarda le sue capacità imprenditoriali, ma la sua visione del lavoro, della solidarietà e della vita. Per lui la fabbrica è il centro di una comunità, e come tale va riempita di servizi per chi la abita. Nella sua fabbrica spuntano allora le case per gli operai, il centro sociale, le biblioteche, le scuole. L’azienda Olivetti diventa un luogo leggendario, dove i grandi designers e architetti italiani lavorano fianco a fianco con gli operai. Più che un’azienda, un bene comune, una famiglia. Per Adriano il lavoro è sacro e va retribuito e tutelato: per questo quando apre una delle prime fabbriche al Sud decide di sistemare le case dei contadini-operai che assume e di riportarli a casa la sera con un pulmino aziendale, in tempo per lavorare anche nei propri campi. Cure mediche e assistenza psicologica sono solo alcuni dei servizi che Adriano Olivetti offre ai suoi lavoratori, trattati prima di tutto come persone, nella totale consapevolezza che un operaio felice renda sempre di più.
Il successo di Adriano Olivetti si spiega con la sua capacità di non perdere un briciolo della sua umanità, di portare avanti i suoi ideali, di saper cogliere l’avanguardia nel presente, ma anche e soprattutto di non perdersi mai d’animo: durante la seconda guerra mondiale, per timore di vedersi sottratte le macchine da scrivere appena confezionate, circa 5000, ne affidò una o due a testa a tutti i suoi operai raccomandando loro di nasconderle a casa. I suoi operai ripagarono totalmente la sua fiducia. Le 5000 macchine da scrivere furono tutte riportate in fabbrica. Perché Olivetti aveva scoperto l’ingrediente principale per il successo di un’azienda: il rispetto reciproco.
Prodotti Olivetti: le idee che hanno cambiato il mondo
Dalle macchine da scrivere al primo personal computer: dal genio imprenditoriale di Adriano Olivetti e dalla capacità progettuale e realizzativa dei suoi operai sono nati dei prodotti che hanno rivoluzionato il mondo della scrittura e dell’informatica, per sempre.
Le macchine da scrivere Olivetti
Tutto comincia con la storica macchina da scrivere Olivetti M1, presentata nel 1911, un oggetto realizzato secondo i canoni, grande e pesante, destinato ad un uso professionale negli uffici. Nel 1923 la prima brillante idea dell’azienda di Ivrea: una macchina per scrivere portatile, la MP1, piccola e dal design gradevole con la meccanica in parte nascosta dalla carrozzeria. la nuova rivoluzionaria macchina viene prodotta in sette diversi colori, oltre al classico nero (rosso, blu, azzurro, marrone, verde, grigio e avorio). La regina incontrastata del mercato di massa delle macchine da scrivere portatili è però lei, la famosissima Olivetti Lettera 22, pronta nel 1950. Una vera e propria rivoluzione: la tastiera è incorporata nella carrozzeria, così come il rullo. Gli ingombri sono ridotti ai minimi termini per renderla trasportabile sempre all’interno della sua comoda valigetta con maniglia. Gli intellettuali italiani ne vanno pazzi, diventa la compagna di viaggio inseparabile di illustri scrittori e giornalisti, tra cui Montanelli e Biagi. Ancora oggi, la Lettera 22 può essere ammirata nelle collezioni permanenti del MoMA – Museum of Modern Art di New York, come il miglior prodotto in termini di design degli ultimi 100 anni.
Nel 1963 è la volta della Olivetti Lettera 32, che aggiunge funzionali innovazioni alla sorella maggiore. Ma nel 1969 la Olivetti immette sul mercato un’altra perla, la macchina da scrivere Valentine, trasgressiva, di colore rosso vivo, diventata un prodotto cult. Poi l’elettronica bussa alla porta della fabbrica di Ivrea e arrivano le prime macchine da scrivere elettroniche, portatili e non, disegnate dai più grandi designer italiani di ogni tempo. Oggi, con l’avvento del computer, la macchina da scrivere è diventata un oggetto quasi mitologico, una testimonianza romantica del passato, una rarità per collezionisti, l’ultimo barlume di poesia in un mondo sempre più tecnologico.
Calcolatrici Olivetti
Agli inizi degli anni ’40 compare la prima calcolatrice Olivetti, uno strumento semplice che conoscerà nel corso degli anni una rapida ed enorme evoluzione. Uno dei modelli di maggior successo è la Logos 27-2 ,calcolatrice meccanica superautomatica del 1967, un vero gioiello della meccanica di precisione. Anche qui si insinua lo zampino dell’elettronica: nel 1968 esce la prima calcolatrice a tecnologia elettronica. Dalla Logos 270 in poi i modelli saranno sempre più professionali, compatti, dal design non convenzionale, specializzate in calcoli semplici o scientifici. A metà degli anni ’80 esce una nuova linea di macchine da calcolo, le Silent Dry, caratterizzate da una tecnologia di stampa “dry ink jet”, a getto di inchiostro secco e da un’elevata silenziosità.
Computer Olivetti
Un computer per tutti: è questa l’idea che l’Olivetti riesce a mettere in pratica. Nel 1965 arriva sul mercato il primo prototipo di computer portatile, un primato tutto italiano, la macchina Programma P101, computer a schede magnetiche. Negli anni 70 nasce un gruppo di progetto, l’OATC (Olivetti Advanced Technology Center), situato a Cupertino, nella Silicon Valley californiana, e guidato da Enzo Torresi, per la creazione di un nuovo prodotto in gradi di competere con il mercato americano: nel marzo 1982 viene presentato il primo personal computer europeo, l’Olivetti M20, con sistema operativo PICOS e microprocessore Z8001 a 16 bit.
Ma la tecnologia ha già compiuto passi da gigante, quel computer è già vecchio e nel 1984 tocca all’Olivetti M24 sbaragliare la concorrenza. Da qui comincia la svolta nel campo dei personal computer Olivetti: l’azienda di Ivrea produce e vende sul mercato mondiale nel 1986 quasi mezzo milione di PC, di cui 220mila in Europa e quasi altrettanti negli USA, diventando il terzo produttore mondiale e il primo europeo.
Un visionario, un idealista, un sognatore. Il numero uno nel campo dell’imprenditoria informatica. E no, non stiamo parlando di Steve Jobs. Quando il padre della Apple non era nemmeno un puntino all’orizzonte, c’era Adriano Olivetti ad aprire le porte al futuro della tecnologia. Il patron della Olivetti ci ha creduto più di tutti, prima di tutti e lavorando fianco a fianco con i suoi operai ha saputo portare il nome dell’Italia alto nel mondo. Il suo successo in una sola frase, il senso profondo del suo agire, la base della sua visione imprenditoriale, i valori fondanti della sua azienda-famiglia: “Io voglio che la Olivetti non sia solo una fabbrica, ma un modello, uno stile di vita. Voglio che produca libertà e bellezza perché saranno loro, libertà e bellezza, a dirci come essere felici!”