Nelle bollicine si cela il segreto della felicità. Questo direbbe ogni produttore di buon spumante italiano, il vino da mettere in tavola durante le feste o per festeggiare un traguardo importante. Che sia brut o moscato, dolce o secco, lo spumante racchiude in ogni goccia una tradizione tutta Made in Italy, che non ha nulla da invidiare allo champagne francese. Il famoso “vino con la spuma” ha origine all’epoca dei Romani: a parlarne sono celebri poeti e scrittori come Virgilio, Propezio e Lucano.
I vini spumanti romani venivano distinti in aigleucos (ottenuti da mosto d’uva e miele in anfore a tenuta stagna fatte riposare in acqua fredda, utilizzata per rallentare il processo di fermentazione) e ancinatico (ricavato da uve appassite con lo stesso processo).
Con le invasioni barbariche a coltivare le viti restano i monasteri che producono vino per le funzioni religiose. Lo spumante viene ancora fermentato nella Scuola Salernitana, che crea un vero e proprio prontuario, con tutte le regole e le caratteristiche che deve possedere un vino salutare. La tradizione parla di un vino dolce, caldo ed effervescente prodotto nell’Abbazia Benedettina di Saint Hilaire e di vini dolci e secchi prodotti a Montecarlo da Pescia. Durante il Rinascimento viene scritto molto a proposito dello spumante: Giovanvittorio Sedermi pubblica un Trattato sulla coltivazione delle viti e del frutto, mentre Girolamo Conforto ne pubblica uno sulla tecnica di preparazione dei vini effervescenti.
Solo nella seconda metà dell’Ottocento, però, in Italia nascono le prime grandi case produttrici di vini spumanti italiani: Carlo Gancia, Boschetto in Piemonte, Carpenè nel Veneto e Barone Spitalieri in Sicilia, Giulio Ferrari di Trento, Antinori, Cinzano, Contratto, Martini & Rossi. Il metodo utilizzato da queste icone della storia vinicola italiana era quello appreso dall’esperienza francese, la rifermentazione in bottiglia, con uve chardonnay e pinot nero. Come nella migliore tradizione italiana, nel 1975 venne fondato anche l’Istituto Italiano Spumante Classico per definire le caratteristiche di uno spumante di qualità e proteggerne il marchio in tutto il mondo. Per identificare le bottiglie prodotte dai soci si scelse come simbolo una putrite stilizzata inscritta in un ovale, presente ancora oggi sui prodotti degli aderenti alla nuova associazione, ribattezzata nel 1996 con il nome di Istituto Talento Metodo Classico. Un Regolamento di produzione stabilisce il processo di lavorazione delle uve prodotte rigorosamente nelle zone DOC di Piemonte, Lombardia, Trentino, Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Attualmente la produzione di spumanti italiani si attesta intorno alle 250 milioni di bottiglie annue.
I migliori spumanti italiani: dai vitigni dello Stivale ai calici del mondo
Due tipologie di produzione per diversi vini: da una parte il metodo Charmat, ovvero con spumantizzazione in autoclave, quello che caratterizza il Prosecco DOC e DOCG, dall’altra il metodo classico, quello della rifermentazione lunga in bottiglia.
Metodo Classico
Ripreso dal francese Champenoise: la rifermentazione avviene in bottiglia attraverso l’introduzione di zuccheri e lieviti selezionati. Le uve utilizzate sono Chardonnay e Pinot nero e Pinot bianco (fino ad un massimo del 50% dell’uvaggio). 18 mesi devono passare a contatto con i lieviti, prima che il vino possa essere sottoposto alla sboccatura (nel caso dei Satén e i Rosé non millesimati i tempi si allungano fino a 24 mesi)
Metodo Charmat
Detto anche Metodo Martinotti dal nome del suo inventore, questo processo di lavorazione prevede la rifermentazione controllata in grandi recipienti. Quello che ne viene fuori è uno spumante dalle note fruttate. La fermentazione in autoclave è più rapida rispetto a quella in bottiglia di circa 30 giorni. Una volta imbottigliato questo tipo di spumante va consumato entro pochi mesi. Parola d’ordine. freschezza.
Dopo aver scoperto la storia degli spumanti italiani famosi e i diversi metodi di lavorazione che ci sono dietro alle migliori bollicine italiane, è tempo ora di stilare una vera e propria classifica dei migliori spumanti italiani, orgoglio tricolore da bere.
1. Spumanti Franciacorta
Tra gli spumanti italiani pregiati meritano il posto d’onore quelli a marchio Franciacorta DOCG. Questo tipo di vino viene prodotto in provincia di Brescia nei territori di 19 comuni. All’interno di questa area vengono effettuate tutte le operazioni di e all’interno di questa zona vengono anche compiute le operazioni di vinificazione, elaborazione, imbottigliamento e fermentazione. Le varianti del miglior spumante italiano sono “Franciacorta” (bianco), “Rosé” e “Satén” e “Riserva”. Della famiglia Franciacorta fa parte lo spumante più costoso, il Franciacorta Extra Brut Riserva “Meraviglioso Vittorio Moretti” Magnum prodotto dalla celebre cantina Bellavista, che supera i 900 euro.
2.Prosecco
Al secondo posto della classifica degli spumanti italiani si posiziona il prosecco, un prodotto celebre in ogni parte del mondo. Un vino bianco prodotto con uve del pregiato vitigno Glera nelle regioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Per ottenere un prosecco, il vino di base viene sottoposto a processo di rifermentazione e messo poi in contenitori d’acciaio a tenuta di pressione. Alla bevanda così ottenuta vengono aggiunti lieviti e sostanze zuccherine per dare vita alle famose bollicine. Il prosecco si classifica nelle seguenti categorie: “Pas Dosé” (estremamente secco), “Brut Nature”, “Extra Brut”, “Brut” (secco), “Extra Dry”, “Dry”, “Demi Sec” e “Dolce”.
3. Asti Spumante
La denominazione è DOCG, la derivazione è piemontese. L’Asti o Asti Spumante è indubbiamente il miglior spumante dolce italiano e anche quello più conosciuto nel mondo. Si produce da vitigni di Moscato Bianco al 100% della provincia di Asti. Il colore è giallo paglierino con sfumature dorate. L’odore è estremamente delicato e il sapore è molto delicato. L’ideale per accompagnare frutta e dessert, il più stappato durante le feste.
4. Trento DOC spumante Metodo Classico
Come suggerisce il nome ci troviamo nella provincia di Trento. Qui si coltivano uve ad altitudini comprese tra i 200 e gli 800 metri. Il Trento DOC è la prima denominazione italiana riservata esclusivamente al metodo classico. Due le tipologie prodotte, bianco e rosato. C’è poi anche la Riserva, che resta sui lieviti per almeno 36 mesi.
5. Oltrepò Pavese Spumante Metodo Classico
Un vino spumante a denominazione DOCG prodotto nella provincia di Pavia con uve di Pinot Nero, Chardonnay, Pinot Grigio e Pinot Bianco. Le tipologie di produzione sono varie: Metodo Classico, Metodo Classico Rosé, Metodo Classico Pinot Nero e Pinot Nero Rosé. Questo spumante è particolarmente indicato come accompagnamento ai piatti di carne.
6. Riesi Bianco Spumante
Nella zona DOC della Sicilia, nei territori della provincia di Caltanissetta, si usano i vitigni Inzolia o Chardonnay per le uve a bacca bianca e il Calabrese per quelle a bacca nera. Per il processo di spumantizzazione viene utilizzato il metodo classico, con rifermentazione in bottiglia, ma esistono varietà prodotte col Metodo Charmat, che prevede una seconda fermentazione in autoclave. Perfetto insieme a piatti di crostacei e molluschi o con primi a base di pesce e verdure.
7. Elba Bianco Spumante
Tra i migliori spumanti italiani c’è questo vino toscano DOC prodotto nella provincia di Livorno con le uve dei vitigni Trebbiano Toscano (di origine etrusca) al 50% al minimo e con uve di altri vitigni a bacca bianca. Il Metodo di lavorazione è quello classico, i piatti con cui si sposa meglio sono a base di verdura, crostacei e molluschi.
Considerato a lungo come il cugino meno rinomato dello champagne, la fama dello spumante italiano è cresciuta nel tempo e lo ha posto di diritto tra i prodotti di cui la terra tricolore può vantarsi, una vera eccellenza italiana. Per bere, per brindare, per un pizzico di brio che condensa tutto il sapore della Penisola, la storia di una tradizione che comincia da lontano, dalle tavole degli antichi romani e arriva fino a noi in un bicchiere, levato al cielo per festeggiare.
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