Uno scienziato, un inventore, ma soprattutto un Premio Nobel. Guglielmo Marconi merita il suo posto tra le Iex Stories, il racconto delle esemplari vite di eccellenti italiani, che hanno cambiato le sorti del mondo e fatto grande il nome del Bel Paese. Al suo genio si deve una creazione rivoluzionaria, quella di uno strumento che ha permesso lo sviluppo e il progresso delle comunicazioni e dei mass media: la radio. Uno dei talenti scientifici che tutto il mondo ci invidia, quello stesso mondo che lui ha contribuito a rendere connesso per la prima volta in assoluto.
Guglielmo Marconi: la biografia del grande inventore italiano
Quando il 25 aprile 1874, nel Palazzo Marescalchi, venne alla luce, nessuno avrebbe potuto immaginare che quel neonato benestante e dal nome altolocato sarebbe diventato uno degli uomini destinati a cambiare il mondo. Guglielmo Marconi nasce in una famiglia di condizione agiata, composta da Giuseppe e Annie Jameson, irlandese. e trascorre l’infanzia tra Villa Grifone a Pontecchio, Firenze e Livorno. Insieme a suo fratello Alfonso viaggia spesso tra le diverse città a causa della salute cagionevole della madre, costretta a lunghe cure termali a Porretta. Tra una cura e l’altra, Guglielmo ebbe modo di visitare anche l’Inghilterra, dove rimase per tre anni.
Andare a scuola in queste condizioni era decisamente impossibile: la formazione di Marconi era frammentaria, discontinua e perlopiù fallimentare. Le cronache raccontano di un Marconi particolarmente introverso e riservato, un ragazzo che difficilmente intesseva relazioni sociali, incline alla solitudine e impegnato per la maggior parte del tempo a costruire congegni e giocattoli scientifici. Tra le sue prime invenzioni vanno annoverate una storta in miniatura che distillava alcool, un girarrosto ricavato dalla macchina da cucire di sua cugina e un campanello elettrico con fili metallici e batteria. I fallimenti scolastici proseguirono: Marconi non riuscì a superare né l’esame di ammissione all’Accademia navale, né quello all’Università di Bologna.
Nell’estate del 1894, durante una vacanza estiva sulle Alpi biellesi, si concretizzò la sua passione per la telegrafia senza fili, grazie alla lettura di una rivista di elettrotecnica che riportava la descrizione particolareggiata degli esperimenti di Heinrich Hertz sulle onde elettromagnetiche. Una volta tornato a Villa Grifone, in autunno, Marconi si dedica anima e corpo agli esperimenti, nelle due stanze che la madre riserva alla sua scienza. Parla della sua idea di telegrafia con il suo vicino, il famoso professor di fisica Augusto Righi e si nutre della conoscenza concessa dalla biblioteca dell’Istituto di fisica, ma Righi è scettico e prova a farlo desistere dai suoi propositi. Fortunatamente non ci riuscirà.
Lavorando al suo progetto sulle comunicazioni a distanza, Guglielmo Marconi riesce a irradiare segnali per tutta la casa, ma non sulla lunga distanza. Verso la fine del 1895 arrivò la svolta, grazie all’applicazione di un apparecchio Morse al suo dispositivo di base. Il fratello Alfonso si spostò oltre la cima della collina, promettendo di sparare un colpo di fucile se gli fosse giunto il segnale. Guglielmo avviò la trasmissione manipolando la chiave Morse collegata al rocchetto di Ruhmkorff. Si sentì l’eco di uno sparo di fucile: il telegrafo funzionava. Nel 1897 fu costituita la Wireless Telegraph and Signal Company (nota come Marconi Company) con Guglielmo Marconi direttore tecnico e principale azionista. Il 7 luglio 1897 ottenne il brevetto N. 12039 per la telegrafia senza fili.
Era solo il primo passo. Procedendo con gli esperimenti svelò l’esistenza dello spettro radioelettrico, che rendeva possibile la comunicazione contemporanea di molti segnali senza interferenze o intercettazione dei messaggi trasmessi. Nel 1901 il mondo intero restò a bocca aperta alla notizia della prima trasmissione transatlantica dei segnali. Il messaggio viaggiò per oltre 3.000 km, dall’Inghilterra (stazione di Poldhu, in Cornovaglia) fino al ricevitore posto in Canada (Terranova). Oltre gli ostacoli, oltre la curvatura terrestre, Guglielmo Marconi era arrivato dove nessun altro era arrivato.
All’inventore della radio fu assegnato, nel dicembre del 1909, il Premio Nobel per la Fisica, condiviso con lo scienziato tedesco Karl Ferdinand Braun, “a riconoscimento del contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili”. Prima di morire a Roma il 20 luglio del 1937, fece in tempo a realizzare altri sogni: la laurea ad honorem in Fisica, la nomina a senatore e quella a presidente dell’Accademia d’Italia.
Guglielmo Marconi: le invenzioni per un nuovo modo di comunicare
Il padre della radio arrivò allo sviluppo della telegrafia senza fili dopo un lungo percorso, fatto di invenzioni e accorgimenti. Il giovane scienziato cominciò la sua carriera realizzando delle pile termoelettriche, basate sul principio della trasformazione del calore in elettricità. Poi toccò ad un rilevatore di fulmini, composto da una pila, un coherer (rilevatore di onde elettromagnetiche) e un campanello elettrico. Negli stessi anni riuscì a far suonare un campanello a distanza, grazie ad un tasto telegrafico.
Ottimizzazioni e perfezionamenti furono alla base della rivoluzionaria invenzione della telegrafia senza fili, la base della comunicazione a distanza che oggi ci sembra così scontata. Guglielmo Marconi perfezionò il coherer, aumentandone la sensibilità, e introdusse l’antenna. Procedendo nei suoi esperimenti decise di sostituire il vecchio rilevatore con una nuova invenzione, il detector magnetico, che permise di passare dalla ricezione di un segnale elettrico alla ricezione di un segnale acustico.
Il telegrafo senza fili è indubbiamente il maggior contributo dato al mondo dall’inventore italiano. Nell’epoca in cui agì e visse, il principale ostacolo alle comunicazioni era costituito dal fondo elettromagnetico. L’intuizione di Guglielmo Marconi fu proprio quella di migliorare la sensibilità dell’apparato ricevente per coprire le distanze tra trasmettitore e ricevitore. Prima della telegrafia senza fili, i segnali radio si potevano inviare soltanto in località visibili dall’antenna emittente. Con l’introduzione delle potenti antenne realizzate da Guglielmo Marconi, l’inventore italiano dimostrò che era possibile mettere in comunicazione via radio anche due continenti diversi.
L’eco della prima trasmissione transatlantica esplose sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Il New York Times commento così: “Se Marconi riesce nelle sue esperienze di telegrafia intercontinentale, il suo nome rimarrà attraverso i secoli tra quelli dei più gran di inventori di tutto il mondo”. Nel 1930, quando riuscì a stabilire un collegamento tra una nave ancorata nel porto di Genova e una stazione ad onde corte in Australia (Sydney): il radiosegnale inviato dall’Italia percorse quasi 20000 km di distanza e accese le luci in Australia. Marconi era riuscito ad unire il pianeta attraverso la comunicazione. Il suo nome era appena stato scritto a fuoco tra quelli dei più grandi inventori di tutto il mondo, di tutti i tempi.