Fresche e quasi evanescenti, le acque di colonia sono la grande tendenza dell’estate: un’ottima alternativa ai più classici “eau de parfum” o “eau de toilette”, poiché poco concentrate e spesso prive di alcool.
Dietro quest’acqua profumata, si cela una storia molto antica. Fu introdotta per la prima volta da Caterina de’ Medici alla corte francese nel 1533, in occasione delle sue nozze con il futuro Enrico II. All’epoca, questa miscela molto leggera di essenze di neroli, lavanda e rosmarino, era stata formulata dall’Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, che ancora oggi la produce con il nome di Acqua della Regina.
L’Officina affonda le sue prime radici a Firenze, nel 1221.
In quello stesso anno, i frati domenicani fondano il convento di Santa Maria Novella e iniziano a prendersi cura del giardino. Da qui nasce l’esperienza plurisecolare nella preparazione di fragranze naturali e cosmetici.
Lo scorso anno, nel suo 800esimo anniversario, l’Officina crea l’edizione Firenze 1221: un tributo per festeggiare una storia regale e irripetibile. La fragranza si apre con note esperidate di Agrumi italiani, Neroli e Petitgrain, rivelando un cuore di Rosmarino, Chiodi di Garofano e Lavanda. Dal fondo emergono le note intense del Patchouli e del Musk.
Acqua di Colonia: antica ricetta e interpretazioni contemporanee
La prima vera Acqua di Colonia risale a qualche tempo dopo, nel 1725. Un certo Gian Paolo Feminis, trasferitosi dalla provincia di Novara a Colonia, iniziò a produrre un’acqua a base di limetta italiana, bergamotto, neroli, arance, limoni e cedri.
Anche oggi, questa formula rinfrescante si contraddistingue per le note agrumate, l’assenza di alcol e la bassa concentrazione di oli profumati. In più, mette d’accordo proprio tutti perché unisex. Tra le colonie e i profumi italiani più noti, non possiamo non menzionare Acqua di Parma, simbolo del lusso italiano.
Le acque di colonia sono poco persistenti a causa degli ingredienti estremamente volatili. Proprio per questa loro volatilità, le colonie possono essere vaporizzate in abbondanza e non macchiano nemmeno i tessuti.
Oggi sono tante le reinterpretazioni di questo grande classico della profumeria. Ad esempio, gli agrumi sono spesso enfatizzati da note più durevoli nel tempo, come muschi, vaniglia, vetiver e patchouli.