A confermare che l’Italia possiede l’agricoltura più green d’Europa è la Coldiretti, la Confederazione nazionale dei coltivatori diretti, la quale, in occasione della giornata mondiale dell’Ambiente celebrata dalle Nazioni Unite il 5 giugno, ha affermato che “l’Italia, per difendere l’ambiente, deve proteggere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne”.
L’agricoltura, che interessa più della metà della superficie nazionale, può contare infatti su ben 5.450 specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 320 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg.
Un patrimonio che è però messo a rischio dalla cementificazione e dell’abbandono: infatti l’Italia ha perso quasi 1/3 (30%) dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo a causa della riduzione della superficie agricola utilizzabile di appena 12,8 milioni di ettari, del deficit produttivo del Paese e della dipendenza agroalimentare dall’estero.
In Italia oltre 9 comuni su 10 (il 93,9% del totale) secondo l’Ispra hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane e alluvioni, inoltre non dobbiamo dimenticare l’ effetto del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, il rapido passaggio dal sole al maltempo e precipitazioni brevi ed intense.
In Italia tanta biodiversità e molti prodotti completamente bio
L’Italia vanta una vasta biodiversità, Coldiretti ricorda ad esempio che l’Italia ha 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 della Francia o 533 varietà di olive contro le 70 spagnole. Sono inoltre ben 40 mila le aziende agricole impegnate nel custodire semi o piante a rischio di estinzione.
L’agricoltura italiana ha stabilito il record del taglio del 20% , in un decennio, sull’uso dei pesticidi che al contrario aumentano in altri Paesi. Il risultato per i consumatori è che i cibi e le bevande stranieri sono sei volte più pericolosi di quelli Made in Italy con il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari che è stato pari al 5,6% rispetto alla media Ue.