“Fatevi condizionare il meno possibile da una società che finge di darci il massimo della libertà.” (Andrea Camilleri)
L’Italia piange oggi la scomparsa di uno degli ultimi grandi romanzieri. Scompare a Roma, Andrea Camilleri, lo scrittore siciliano, il maestro, il padre del commissario Montalbano, la penna e la voce che hanno saputo raccontare le tradizioni di una terra bellissima e misteriosa, aspra e selvaggia, incantevole e sorprendente. Andrea Camilleri è morto dopo una vita passata a fare della sua passione un mestiere. Lo aveva preannunciato e così è stato: “Se potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio cunto passare tra il pubblico con la coppola in mano”. E ancora, a 93 anni, rispondeva così a chiunque gli chiedesse di andare in pensione.
A camminare per lui, nonostante la stanchezza, sono stati fantasia e talento. Realtà condita con un pizzico di immaginazione e via, a riempire il mondo con il suo accento, con quel vigatese unico ed eccezionale. Gli anni e la malattia non hanno fermato la sua costante volontà. A fargli da guida la sua fedele assistente, Valentina Alferj, che ha sostituito la mano e gli occhi del maestro nello stendere su carta le storie di Montalbano.
Indimenticabili le sue ultime apparizioni, sul palcoscenico del Teatro Greco di Siracusa per dare volto e voce a Tiresia, l’indovino tebano cieco che indicò a Ulisse la via del ritorno dalla sua Odissea. Cieco, proprio come Camilleri, ma capace di illuminare il mondo con le sue parole, proprio come Camilleri. E negli ultimi giorni, prima del terribile stop, il maestro stava già preparando un altro spettacolo, Autodifesa di Caino, in programma alle antiche Terme di Caracalla. L’Italia intera si ferma oggi per salutare il grande talento che per 25 anni ha lasciato col fiato sospeso milioni di lettori, consegnando al mondo le appassionanti storie di Salvo Montalbano.
Andrea Camilleri: dalla televisione alla scrittura
Le radici, quelle che hanno caratterizzato l’intero vissuto di Andrea Camilleri, sono siciliane: lo scrittore nasce a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, il 6 settembre 1925. Subito dopo la maturità liceale, non ancora 18enne, assiste allo sbarco alleato in Sicilia: sarà un episodio che lo segnerà profondamente. Subito dopo comincia a frequentare l’Accademia d’Arte Drammatica, quella in cui insegnerà poi Istituzioni di Regia, e dal 1949 inizierà a lavorare come regista, autore e sceneggiatore. Prima aiuto-regista di Orazio Costa, poi per trent’anni funzionario Rai addetto alla prosa radiofonica e produttore in televisione di pièces teatrali. Dei suoi primi lavori per la televisione, ricordiamo i polizieschi “Il Tenente Sheridan” e il “Commissario Maigret”. Tra i lavori per il teatro, invece, adatta opere di Pirandello e Beckett.
Tanta esperienza accumulata negli anni, messa poi al servizio della saggistica: negli anni sono tanti gli scritti e le riflessioni messe nero su bianco sul mondo dello spettacolo. La passione per la scrittura è nata insieme a lui, l’esordio è arrivato però nel dopoguerra. L’attività di scrittore diventa la sua attività principale quando si allontana dal mondo dello spettacolo. I suoi racconti e le sue poesie hanno meritato diversi riconoscimenti, come il premio Saint Vincent.
Il grande successo arriva con l’invenzione del personaggio del Commissario Montalbano e delle sue avventure poliziesche ambientate nelle più caratteristiche atmosfere siciliane. Del 1978 è “Il Corso delle cose”, romanzo passato inosservato. Nel 1980 tocca a “Un filo di fumo”, il primo di una serie di romanzi ambientati nell’immaginaria cittadina siciliana di Vigàta, fra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. A colpire il lettore è sempre stata la sua straordinaria capacità inventiva e la caratterizzazione dei personaggi, inseriti in un ambiente di fantasia ma totalmente realistico. Dalla penna di Camilleri nacque anche una nuova lingua, di derivazione siciliana, un dialetto esclusivo, originale, unico al mondo.
Andrea Camilleri e il commissario Salvo Montalbano: persona e personaggio
Nel 1994 il mondo conosce Andrea Camilleri. Il primo romanzo, edito da Sellerio, incentrato sulle indagini del commissario Salvo Montalbano non può passare inosservato. “La Forma dell’Acqua” diventa un successo, a cui ne seguiranno altri, trenta per la precisione, tra i migliori libri italiani di tutti i tempi. Montalbano prende forma di riga in riga, di pagina in pagina, diventando l’alter ego dello stesso scrittore. Camilleri è riuscito ad avvicinare al genere giallo anche i più scettici, i più lontani da quel mondo fatto di suspence e piccoli indizi.
Il suo nome si è posizionato ai vertici delle classifiche librarie, per non scenderne mai. E quel personaggio, dal nome ispirato allo scrittore spagnolo Manuel Vazquez Montalban, ha conquistato il cuore dei lettori italiani e internazionali. Eppure non tutti sanno che dopo il secondo romanzo, “Il cane di terracotta”, Camilleri avrebbe voluto scrivere la parola Fine. Ad opporsi, esibendo con vigore il resoconto straordinario delle vendite, la tenace editrice Elvira Sellerio. Lo scrittore siciliano si lasciò convincere e introdusse nuovi personaggi, mischiando la fantasia con la realtà. Il Commissario Montalbano entrò così in contatto con le vicende del G8 di Genova, con il problema dell’immigrazione, della corruzione sugli appalti pubblici. I suoi romanzi sono diventati copioni, sceneggiature per la televisione, magistralmente interpretate da Luca Zingaretti, il volto del Commissario Salvo Montalbano.
Salvo Montalbano è cresciuto insieme ai suoi lettori, insieme all’Italia in continua evoluzione. Nell’ultimo romanzo, Il cuoco dell’Alcyon, uscito il 30 maggio e già in testa alle classifiche, si fece strada nell’amatissimo commissario la paura della vecchiaia, il timore di non riuscire più a comprendere il mondo circostante. Dubbi che Camilleri ha affidato al suo personaggio, in una trasposizione letteraria che ha ben poca finzione e molta realtà. Camilleri non si è mai tirato indietro, ha sempre commentato con forza anche i temi politici più scottanti, scrivendo e dicendo sempre e solo ciò che pensava.
Tutta la sua vita, tutti i suoi pensieri, Camilleri li ha affidati alla penna di Saverio Lodato, autore di una lunga biografia, La linea della Palma. I ricordi di una vita, le radici siciliane, il passaggio dal fascismo alla Liberazione, l’impegno nel partito comunista, l’opposizione morale a Silvio Berlusconi, il pensiero della mafia, i problemi della giustizia. Nel giorno in cui il mondo intero piange la sua scomparsa ci si chiede inevitabilmente cosa accadrà al commissario Montalbano: nel cassetto della Sellerio giace l’ultimo romanzo, consegnato personalmente da Camilleri con il monito di pubblicarlo solo dopo la sua morte. In quelle pagine c’è il suo addio, l’uscita di scena del commissario.
Un uomo nato per raccontare storie. Quelle della sua Sicilia, che sfuggiva alla vista annebbiata, ma restava nitida nei ricordi. Una voce roca di fumo e ricca di sfumature, come i suoi racconti. E lì, sul promontorio dell’immaginaria Vigàta, Salvo Montalbano guarda l’orizzonte e sussurra: “Addio maestro. Che la terra ti sia lieve”.