“C’è stato un tempo in cui eleganza, fascino e, soprattutto, status sociale, non potevano fare a meno di esprimersi attraverso il più iconico degli accessori maschili. Il cappello definiva la posizione di un uomo in società, era, più o meno, la sua carta d’identità.” (Fulvio Caprara)
In quanto a moda, si sa, l’Italia ha sempre fatto da apripista e anche in fatto di cappelli dallo Stivale sono partite alcune tra le migliori idee in fatto di copricapi, sia maschili che femminili. Un accessorio, il cappello, divenuto simbolo dei tempi che cambiano, espressione diretta delle nuove tendenze, ma anche icona nostalgica di un passato che torna prepotentemente di moda. I cappelli italiani si inseriscono di diritto tra i prodotti d’eccellenza Made In Italy, manufatti unici che portano il marchio indelebile della cura con la quale sono stati confezionati. Lo sanno bene le principali cappellerie italiane, disseminate lungo il territorio dello Stivale. La più antica cappelleria di Roma porta il nome della famiglia Troncarelli, attiva dal 1857, e frequentata da politici e personaggi dello spettacolo in cerca del cappello giusto. In Corso Buenos Aires, invece, c’è la cappelleria Mutinelli di Milano, una tradizione artigianale cominciata nel lontano 1888.
Modelli di cappello: il Made in Italy a testa alta
Ebbene sì, alcuni tra i cappelli più belli del mondo sono italiani. Modelli senza tempo che hanno conosciuto nel corso dei secoli tante evoluzioni, conservando la stessa impronta artigianale che fa di un prodotto Made in italy una vera e propria eccellenza. Sono molte le botteghe italiane specializzate nella produzione di cappelli di alta qualità, come Cappelleria Parma, leader nella produzione di coppola e borsalino uomo.
Coppola, borsalino, ma anche l’originale paglietta: ecco i copricapi più amati.
Il Borsalino
Il cappello per antonomasia, preferito dai divi di ogni epoca. Tutto comincia il 4 aprile del 1857, quando Giuseppe Borsalino, ‘u siur Pipen, un uomo creativo e poco avvezzo alle regole, aprì, in via Schiavina, ad Alessandria, un piccolo laboratorio di cappelli in feltro. In poco tempo il modello ideato da Borsalino, che prende il suo nome, conquista il mondo del cinema. Hollywood impazzisce per questo cappello invernale di feltro soffice, indossato da Humprey Bogart in Casablanca e protagonista di molte pellicole felliniane, talmente tanto iconico da dare il nome al titolo di un film del 1970.
Il Borsalino compare nella lista dei cappelli famosi, quelli che non passano mai di moda, rivisitati ad ogni stagione, ma fedeli alle caratteristiche originarie: in questo caso quello che distingue questo modello di cappello da tutti gli altri è la forma della cupola, un tronco di cono “pizzicottato” nella parte anteriore da entrambe le parti. La storia del borsalino italiano è anche una storia di emancipazione femminile: le operaie dello stabilimento di Alessandria, le “borsaline” appunto, rappresentarono a lungo un ideale a cui tendere per liberarsi dall’antica mentalità patriarcale.
Dopo una fase di crisi della produzione, oggi il borsalino è tornato ad essere uno dei cappelli più indossati nel mondo, sia nella versione classica, dai colori monocromatici e lo stile elegante, che nelle sue versioni più moderne, dalle tinte sgargianti e dalle strisce centrali di svariate fantasie. Le star del grande schermo continuano a preferirlo: Johnny Depp, Leonardo Di Caprio e gli altri hanno raccolto il testimone di Bogart, Delon e Mastroianni.
La Paglietta
Il cappello che fa subito estate, usato per proteggersi dai raggi del sole e reso immortale dai dipinti degli impressionisti francesi. Il cappello di paglia, molto amato dalle donne, nasce come modello di copricapo maschile, nella versione rigida, con una cupola dura e piatta e una falda circolare. Intorno al cappello gira un nastro di vario colore, nelle tonalità scure per le pagliette maschili, e in tinte più tenui per quelle femminili, che spesso sono anche decorati con elementi floreali.
La storia della paglietta si intreccia a quella dell’industria della paglia italiana, fiorente in Toscana già nel 18° secolo. In fatto di pagliette Napoli vanta una lunga tradizione nella produzione artigianale di cappelli da paglia. Gli avvocati partenopei, chiamati non a caso “pagliette”, avevano l’abitudine di indossare cappelli di paglia di colore nero. Un copricapo portato al successo da personaggi celebri come Gabriele D’Annunzio e dal canottaggio, tanto da diventare, tra il 19° e il 20° secolo, uno degli elementi della divisa del perfetto canottiere.
Un accessorio irrinunciabile, chiamato anche “magiostrina”, perché nel passato si cominciava ad indossarlo a maggio e si teneva su per tutto il periodo estivo, togliendolo solo una volta passato il tempo della vendemmia. Oggi la paglietta resta nell’elenco dei cappelli che vanno di moda quando la colonnina di mercurio comincia a salire: protezione dai raggi del sole, senza rinunciare allo stile italiano.
La Coppola
Chi dice coppola dice cappello siciliano. Più di un copricapo, un simbolo della cultura regionale italiana. Indossato dai siciliani fin dalla fine del 1800, la coppola si presenta come un cappello piatto con una visiera più o meno sporgente. Fin dalle origini, la coppola non si presenta come cappello classista, al contrario era scelto e indossato dagli uomini di ogni estrazione sociale e successivamente anche dalle donne.
Un copricapo democratico, famoso anche come golf cap, cappello indossato per giocare a golf dagli esponenti dell’alta borghesia inglese. Un classico della moda, presente sulla testa di autisti, strilloni e lavoratori comuni. Un vanto dell’artigianalità italiana, prodotto nei più svariati tessuti: lana pregiata, il cotone, il lino, il tartan e il velluto. L’interno di questo particolare tipo di berretto è generalmente rivestito per garantire una vestibilità confortevole.
Il particolare processo di lavorazione di ogni coppola prevede uno stiro intermedio che conferisce al copricapo la forma caratteristica e ne garantisce il mantenimento nel tempo. Esistono due modelli della coppola: a spicchi, ovvero triangoli di stoffa fissati al centro con una specie di bottone e dalla visiera sporgente; con la visiera nascosta, integrata nel cappello e senza cuciture visibili.
Il Lobbia
Un’intuizione geniale diventata stile. Nel 1869 il deputato Cristiano Lobbia venne aggredito con un colpo alla testa con un bastone. Il colpo finì dritto al centro del cappello, infossandolo. Un cappellaio ebbe quindi l’idea di sfruttare il trend del momento producendo e mettendo in vendita cappelli “alla Lobbia”, caratterizzati da questa particolare ammaccatura.
Oggi il cappello Lobbia, chiamato più semplicemente il Lobbia, è un tipo di copricapo semirigido di feltro, tipicamente maschile, con l’ala rialzata e la piega centrale che appare infossata. Viene scelto per accompagnare uno stile elegante e classico, pulito e senza fronzoli. Il Lobbia compare anche tra i modelli di cappelli da cerimonia più scelti in tutto il mondo.
Dal disegno alla forma, dalla scelta del tessuto alla cucitura dei singoli pezzi che formano un insieme unico. Ad ogni testa il suo cappello, curato nei minimi dettagli, scelto e indossato per raccontare al mondo chi siamo. Un cappello è più di un semplice copricapo, è una dichiarazione di personalità.
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