“Non basta soltanto il talento, è necessario affiancare alla grande vocazione, la tenacia, la determinazione, la disciplina, la costanza.”. Con queste parole Carla Fracci parlava del mondo della danza, il suo mondo, quello in cui si è mossa con abile maestria fino a diventare una delle ballerine più brave e note che l’Italia abbia mai avuto.
Carla Fracci: la storia della ballerina, tra vita e carriera
Carla Fracci nasce a Milano il 20 agosto del 1936. Inizia a studiare danza classica alla Scuola di danza del Teatro alla Scala nel 1946. Si diploma nel 1954 e partecipa a stage di livello avanzato a Londra, Parigi e New York, sotto la guida della grande coreografa russa Vera Volkova. Da solista in poco tempo raggiunge il ruolo di prima ballerina, ma inizialmente non è andata come tutti immaginano: la Fracci ha più volte raccontato di voler fare la parrucchiera e di essere capitata per caso alla scuola di ballo della Scala, accompagnata da un’amica dei suoi genitori e presa solo per il “bel faccino”.
Fino agli anni ’70 Carla danza per alcune delle compagnie straniere più prestigiose, come il London Festival Ballet, il Royal Ballet, lo Stuttgart Ballet e il Royal Swedish Ballet e l’American Ballet Theatre. La sua carriera è legata alle interpretazioni di ruoli romantici e intensi, come quelli di Giulietta, Swanilda, Francesca da Rimini, o Giselle.
Insieme a lei sul palcoscenico si muovono i migliori ballerini mondiali, come Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev, Henning Kronstam, Mikhail Baryshnikov, Amedeo Amodio, Paolo Bortoluzzi e soprattutto il danese Erik Bruhn. A dirigere alcune delle più grandi opere interpretate da Carla Fracci è il marito Beppe Menegatti.
La più celebre delle ballerine italiane ha portato la danza fuori dai luoghi elitari, arrivando a conquistare il pubblico dei tendoni, delle chiese, delle piazze. Alla fine degli anni ’80 ha diretto il corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli assieme a Gheorghe Iancu. Carla Fracci ha preso anche parte a diverse produzioni televisive, come quella in cui ha interpretato la moglie di Giuseppe Verdi. Dal 1996 al 1997 ha diretto il corpo di ballo dell’Arena di Verona, successivamente quello del Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2003 le viene conferita l’onorificenza italiana di Cavaliere di Gran Croce. Nel 2004 è nominata Ambasciatrice di buona volontà della FAO.
Non ha mai smesso di ballare, esibendosi anche ultrasettantenne in coreografie che hanno lasciato tutti senza parole. Nel 2009 ha dato anche il suo contributo alla politica, accettando di diventare assessore alla Cultura della Provincia di Firenze. Il mondo della cultura e della danza italiano e mondiale piangono la sua scomparsa il 27 maggio 2021, all’età di 84 anni.
Come nasce una stella: le migliori interpretazioni di Carla Fracci
Il New York Times l’ha definita la “prima ballerina assoluta” e chi l’ha vista danzare non può dimenticare la sua innata eleganza. La prima volta che Carla Fracci interpretò “Giselle” alla Scala fu per una sostituzione: in quel momento la prima ballerina Liane Daydé si era ammalata e la giovane fu chiamata a prendere il suo posto. Così attirò l’attenzione di Anton Dolin, ballerino e coreografo britannico che l’anno dopo la volle a Londra, per lo stesso ruolo, quello che avrebbe segnato la sua vita.
Che fosse destinata a diventare una stella lo avevano capito tutti, a cominciare dalla direttrice della scuola del balletto del Teatro alla Scala, che ne parlava così davanti agli altri allievi: “Fate come la Fracci, lei sa benissimo ciò che vuole. I commenti inutili le entrano da un orecchio e le escono dall’altro, e arriva sempre all’obiettivo che ha in mente”. Nella sua interpretazione di “Giselle” a colpire era soprattutto la drammatica intensità con la quale sapeva raccontare il dolore, utilizzando ogni fibra del suo corpo.
Con la stessa intensità ha calcato i palcoscenici più importanti indossando i panni ora di “Medea”, ora di Gelsomina, protagonista de “La strada”, ora di “Filumena Marturano”. I suoi piedi, quelle ali che fluttuano al di sopra del mondo, si muovono in scarpette confezionate artigianalmente da maestri che ne hanno conservato il calco dei piedi, ad imperitura memoria di una danzatrice eterna.
La sua eterea immagine è stata sempre caratterizzata da abiti bianchi e leggeri, uno stile raffinato ed esclusivo. Parlare di Carla Fracci significa ripercorrere una carriera ricca di connubi eccellenti, come quello con Rudolf Nureyev che è stato suo partner a lungo, con il quale si era instaurato un rapporto di sfida, che la Fracci ricorda così: «S’allontanava troppo da me, oppure mi lasciava un secondo prima del previsto. Una volta, due, tre finché ho adottato la mia strategia: anch’io ho iniziato a giocare d’anticipo e a fargli scherzetti all’improvviso».
“Poi potrai/ rimettere le ali non più nubecola/ celeste ma terrestre e non è detto/ che il cielo se ne accorga basta che uno/ stupisca che il tuo fiore si rincarna/ si meraviglia.” Questi sono alcuni dei versi de “La danzatrice stanca”, la poesia che Montale le dedicò, colpito da una musa tanto potente. Ed è proprio così che resterà eternamente dipinta nella storia della danza, mentre si muove in punta di piedi danzando con le ali raffinate del talento immortale.