La lista si allunga. Con l’ultima proclamazione ufficiale, sono 55 i siti italiani dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. A rientrare nella tutela questa volta sono le colline di Conegliano e Valdobbiadene del Prosecco. L’Italia si conferma, ancora una volta, paese leader al mondo per numero di luoghi e tradizioni considerate un tesoro prezioso per l’umanità intera.
Prosecco Made in Italy: l’Unesco riconosce la tutela
La decisione sulle colline italiane è stata presa a Baku, in Azerbaigian, nel corso della 43esima sessione del Comitato mondiale dell’Unesco. Ad essere premiato, in questo caso, è stato il “paesaggio culturale” delle colline venete. Qui l’uomo e l’ambiente sono in continua interazione: un rapporto destinato a cambiare nel tempo e che ha già subito una notevole evoluzione. Il riconoscimento arriva dopo un lungo e faticoso iter, cominciato con la prima candidatura nel 2010 e proseguito con la candidatura del 2017. A sostenere la causa anche l’allora ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina.
Il sito “Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” è stato dunque iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Un risultato raggiunto grazie al lavoro sinergico tra le diverse istituzioni coinvolte: il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e del Turismo, la Rappresentanza Permanente presso l’UNESCO, la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, la Regione del Veneto, gli enti locali e il Consorzio di Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG.
Conegliano e Valdobbiadene: un viaggio in collina, tra storia e natura
Quali sono le caratteristiche che fanno delle colline di Conegliano e Valdobbiadene del Prosecco un’eccellenza italiana riconosciuta a livello mondiale?
Prima di tutto c’è da restare incantati di fronte alla conformazione geomorfologica davvero particolare dell’area, denominata “hogback“. Irti rilievi si alternano a zone scoscese e allungate in direzione est-ovest, il tutto intervallato da piccole valli parallele tra loro. In questo territorio, così difficile da conquistare, l’uomo ha saputo adattarsi, trovare il suo spazio, modellando le asperità del terreno secondo le proprie esigenze e perfezionando, di stagione in stagione, la propria tecnica agricola.
Una lampante espressione della capacità adattiva umana è il ciglione, un’originale tipologia di terrazzamento, che sfrutta la terra inerbita invece della pietra. Una sistemazione preferita ad altre dal momento che contribuisce alla solidità dei versanti e riduce l’erosione del suolo. Di questo ciglione si hanno testimonianze già nelle perticazioni del XVI e XVII secolo, ma solo in tempi più recenti, grazie agli studi cartografici effettuati, è stato possibile fornire una stima esatta della tecnica utilizzata, una tecnica che ha portato grandi frutti nel settore dei vini italiani.
Le colline di Conegliano e Valdobbiadene sono il piccolo, grande mondo del prosecco italiano. 30 chilometri di rapidi versanti ricoperti quasi interamente da vigneti. La Penisola del Vino, così è stata ribattezzata la zona nei primi anni ’60. A favorire la coltura della vita, il clima e quel terreno dal quale 250 milioni di anni fa emerse dal mare una barriera corallina. Sulle rive di questa barriera, le cosiddette “salite” in dialetto veneto, sono collocati i vigneti, croce e delizia dei viticoltori.
Il prosecco che nasce da queste colline ha superato nel 2012 le vendite dello champagne, affermandosi definitivamente tra i vini, come un prodotto popolare a bassa gradazione alcolica e con una lavorazione più rapida e semplice rispetto allo spumante prodotto con il metodo classico. Il prezzo poi è decisamente più accessibile di quello del cugino francese. Un sapore inebriante, per tutte le tasche. Un successo che si conferma di anno in anno: nella scorsa stagione sono state vendute 464 milioni di bottiglie Doc (con un incremento del +21% sul 2017), prodotte su oltre 24 mila ettari di vigneti tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. 2 su 3 sono state esportate, a conferma della grande richiesta di Made in Italy fuori dai confini nazionali.
Una catena di colline, da est a ovest. Un paesaggio che cattura lo sguardo, dalle pianure fino alle Prealpi. Qui, ad una distanza che conta lo stesso numero di passi dalle Dolomiti e dall’Adriatico, il clima è quello giusto per la vite, tipica coltura mediterranea. A Conegliano e Valdobbiadene i piccoli produttori si svegliano all’alba e riposano solo dopo il tramonto, curano quei filari di vite come figli. Un pacifico, silenzioso e laborioso esercito, mosso solo dalla passione per il vino, dall’amore per la terra e dalla ferma volontà di preservare queste bellissime colline. Il legame tra uomo e campagna, l’abbraccio di terra e cultura sta tutto qui, nell’acino che prende vita dopo un’immensa fatica, nella cura di ogni foglia, nel bicchiere che si riempie di eccellenza italiana.