Il primo tra i blue jeans italiani, realizzato dall’azienda fiorentina Roy Roger’s, compie 70 anni. Correva l’anno 1952 quando il tessuto denim arrivò in Italia, reinterpretato da Francesco Bacci che con sua moglie Giuliana decise di progettare e realizzare un modello di jeans con la nota tela americana.
I primi capi prodotti a marchio Roy Roger’s erano abiti e pantaloni da lavoro in cotone e gabardine molto rigidi e pesanti, fatti per resistere all’usura. Successivamente, lo stile americano divenne il massimo ispiratore dell’azienda, tant’è che Francesco Bacci stipulò ben presto una partnership con la Cone Mills Corporation, rendendo la Roy Roger’s produttrice del primo blue jeans made in Italy.
I jeans Roy Roger’s divennero celebri per le caratteristiche 5 tasche, per la cerniera lampo sulle tasche posteriori che serviva per proteggere i documenti durante il lavoro, e per la famosa “pocket money”, una piccola tasca posizionata sul davanti per conservare le monete. Gli anni Sessanta e Settanta, in particolar modo, vedono diventare questo modello un vero e proprio cult.
70 anni di Roy Roger’s: la collezione anniversario in mostra a Pitti Uomo 101
Per celebrare i primi 70 anni del marchio, nasce la Anniversary Collection: 30 pezzi tra jeans, camicie, giacche, giubbotti, salopette, gilet, che evocano varie epoche, dagli anni ’50 agli anni ’80.
I capi saranno in mostra in questi giorni a Pitti Uomo 101 a Firenze, l’edizione tanto attesa sulla moda maschile che quest’anno si tinge di verde. Tutti i tessuti, infatti, sono realizzati in cotone riciclato per rendere più sostenibile il ciclo di produzione e avere il minor impatto possibile sull’ambiente.
Francesco Bacci fu ispirato dagli States anche per il nome dei suoi blue-jeans: Roy Roger’s è infatti l’identità del sarto americano che alla fine dell’Ottocento realizzava le tute da lavoro dei contadini californiani. Da quel momento in poi, vi è stato un crescendo di successi. Oggi l’azienda è arrivata alla sua terza generazione, guidata da Patrizia Biondi, presidente e figlia del fondatore, insieme ai figli Niccolò, amministratore unico e Guido, direttore creativo.
Dietro la collezione in mostra, si cela tutta la storia del marchio: dal jeans con la zip sulle tasche posteriori al gilet e alla camicia realizzati con patch differenti, cuciti insieme per sottolineare le diverse sfumature del denim; dalla camicia con le cerniere sui taschini e i bottoni a pressione in stile anni ’60, fino all’intramontabile jeans a zampa d’elefante.
I modelli di riferimento sono la working class, la cinematografia western, la cultura biker e quella militare.