“Il buon doppiatore deve rinunciare all’idea di interpretare il ruolo che gli viene affidato, perché è già stato recitato da un altro. Il suo compito è, invece, quello di andare il più vicino possibile all’interpretazione dell’attore cui dà la voce… Obiettivo del doppiatore è capire quello che l’attore ha voluto dire, in qualunque lingua l’abbia fatto. Bisogna porsi al suo servizio.” (Ferruccio Amendola)

La voce delle voci. Tra i doppiatori italiani, Ferruccio Amendola è stato sicuramente il più famoso e celebrato, anche al di fuori dei confini nazionali. Il suo timbro è diventato negli anni la voce ufficiale di Robert De Niro, Al Pacino e tanti altri mostri sacri della storia del cinema. Tra le Iex Stories dedicate agli italiani che hanno fatto grande il nome del Bel Paese nel mondo non può mancare quella di Ferruccio Amendola, la voce delle star.

Ferruccio

Ferruccio Amendola

Ferruccio Amendola: la biografia

Cominciamo con lo sfatare un mito: Ferruccio Amendola nasce a Torino il 22 luglio 1930, non è quindi romano, ma diventa romano d’adozione, legando per sempre il suo destino a quello della città eterna. Ferruccio è figlio d’arte: suo padre Pietro è un regista cinematografico, sua nonna è un’insegnante di dizione e comincia a frequentare le sale di doppiaggio ad appena cinque anni. La sua carriera comincia dando la voce al bambino di “Roma città aperta”. 

Crescendo, cresce in lui l’amore per il teatro. Per Ferruccio arrivano le prime apparizioni, accanto a Walter Chiari, anche come attore di film italiani. I primi film di Amendola sono quelli a basso costo, i cosiddetti “musicarelli”, nei quali compare come spalla del cantante di turno, vero protagonista della pellicola. Nel 1959 interpreta il suo ruolo più importante, quello del soldato De Concini ne “La grande guerra” di Mario Monicelli. E poi ancora compare in “La banda del buco”, “Marinai in coperta”, “Viaggio di nozze all’italiana” e “Chissà perché…capitano tutte a me”. Non disdegna nemmeno le interpretazioni sul piccolo schermo, partecipando a numerose ficition, come  “Storie d’amore e d’amicizia”, “Quei trentasei gradini”, “Little Roma” e “Pronto Soccorso”.

Ma la sua consacrazione è arrivata nel mondo del doppiaggio: il timbro inconfondibile della sua voce è stato prestato a tutti i grandi di Hollywood. Proprio in questo settore ha conosciuto la donna della sua vita, Rita Savagnone, doppiatrice da cui ha avuto tre figli: Claudio, celebre attore italiano, Federico e Silvia. Un uomo piuttosto schivo rispetto alla sua vita privata, che ha sempre gestito la popolarità in modo generoso, facendosi promotore di campagne pubblicitarie a scopo benefico, come quella del 1996 per Greenpeace e, negli ultimi mesi di vita, a favore della Giornata dei diritti dell’infanzia. Il grande doppiatore italiano si è spento il 3 settembre 2001 a Roma, dopo una lunga malattia. Al funerale di Ferruccio Amendola tutto il mondo del cinema pianse uno dei più bravi doppiatori del secolo.

ferruccio e claudio

Ferruccio e Claudio Amendola

Ferruccio Amendola e il doppiaggio

La voce di Ferruccio Amendola è stata prestata nel tempo ai più celebri attori internazionali. Ferruccio Amendola è stato il doppiatore ufficiale dei personaggi più amati del grande schermo. Lo ritroviamo come doppiatore di Dustin Hoffman in “Kramer contro Kramer”, “Un uomo da marciapiede”, “Il piccolo grande uomo” e “Tootsie”. Non solo: è stato anche il doppiatore di Sylvester Stallone nella serie di “Rocky” e quella di “Rambo” e ancora il doppiatore di Robert De Niro di “Taxi Driver”, “Toro scatenato” e “Il cacciatore”. Molti lo ricordano anche come doppiatore di Al Pacino nel film “Serpico”. E poi ancora Tomas Milian, come anche per Peter Falk (l’indimenticato Ispettore Colombo), Gérard Depardieu, Walter Matthau, Harvey Keitel, Clint Eastwood, Peter Fonda, Ben Gazzara, Bill Cosby. 

Una voce calda, incisiva, dalle mille sfaccettature. Una voce che ha fatto conoscere agli italiani i migliori film di sempre. Una voce “pesante” che ha raccontato storie e personalità, caratteri e azioni. Perché senza quella voce De Niro sarebbe stato meno De Niro, Stallone sarebbe stato meno Stallone, il mondo del cinema non sarebbe stato lo stesso.