Più di un’automobile, un simbolo. La rinascita italiana del dopoguerra comincia da questa celebre quattro ruote, una delle auto più famose di sempre. La Fiat 500 è cresciuta con l’Italia e raccontare l’evoluzione di questa macchina equivale a raccontare la storia del Bel Paese, con le sue contraddizioni, le sue frenate, le sue accelerazioni, le sue deviazioni. Un viaggio incredibile da vivere con la cappotta abbassata e il vento tra i capelli.
Fiat 500: storia dell’automobile italiana per eccellenza
Nel luglio del 1957, la Fiat, azienda leader nel settore automobilistico tricolore, decide di lanciare sul mercato una nuova auto, pensata e studiata appositamente per la classe operaia in ascesa e in aumento, quella operaia. Nasce così la Fiat 500, meglio conosciuta come Cinquino. Sono gli anni italiani del miracolo economico, quelli in cui la Penisola rialza la testa dopo il duro periodo della guerra.
Qualche anno prima dalle fabbriche Fiat erano uscite tante 600 nuove di zecca, ma nonostante l’enorme successo quel modello non era accessibile a tutti e in un momento storico in cui tutti cominciavano a desiderare una macchina, c’era bisogno di andare incontro alle esigenze dei clienti. Vittorio Valletta, amministratore delegato della Fiat, chiese a Dante Giacosa di progettare un’utilitaria adatta a tutte le tasche. La prima Fiat 500 nacque con il preciso scopo di accontentare una buona fetta della popolazione.
L’ispirazione giunse dal disegno di un Maggiolino tedesco. Partendo da quella base gli ingegneri torinesi riuscirono a realizzare un motore affidabile a basso costo, costruito con materiali semplici da gestire e sostituire. Il 1 luglio 1957 la Fiat 500 venne presentata al Presidente del Consiglio Adone Zoli, e il giorno successivo sfilò al circolo Sporting di Torino.
Ne rimasero tutti affascinati e la Fiat 500 non tardò a conquistare i cuori degli acquirenti che cominciarono a mettere da parte i soldi per realizzare il sogno di averla: l’automobile del momento costava circa 490.000 lire, ovvero un anno di stipendio di un operaio.
Una precisazione è d’obbligo: l’automobile divenuta il simbolo della Fiat fu battezzata come Nuova 500 perché la sigla era già stata precedentemente utilizzata per il modello del 1936, meglio conosciuto come Topolino. Questo nuovo modello era caratterizzato dalle linee tondeggianti, dalla motorizzazione bicilindrica raffreddata ad aria da 479 cc con 13 cavalli. L’automobile era lunga 2,97 metri, aveva un tetto in tela e due sedili anteriori.
La Fiat 500, vecchio modello si presentava con un allestimento molto semplice, erano assenti molti dettagli che ritroveremo più avanti: mancavano le cromature, le ruote erano fissate con quattro bulloni ben visibili e i vetri erano fissi. Ad aprirsi erano solo i piccoli deflettori, scomodi per la guida. Furono forse questi i motivi alla base delle scarse vendite. La Fiat decise quindi di riparare, rilasciando un modello aggiornato nel settembre dello stesso anno.
Furono quindi messi in commercio due modelli: quello economico a 465.000 lire e la versione standard a 490.000. L’azienda torinese rimborsò addirittura con un assegno da 25.000 lire tutti coloro che avevano acquistato la prima FIAT 500. Un primo riuscitissimo primo esempio di “customer care”.
L’evoluzione della Fiat 500: ad ogni epoca il suo modello
Negli anni si sono susseguite decine di versioni dell’automobile destinata a diventare la più famosa automobile per muoversi in città, un simbolo dell’italianità.
500 Sport
Il 1958 fu l’anno di debutto di questa nuova versione, con tetto rigido e mezzo tetto in tela. Tante le modifiche apportate al precedente modello: livrea bicolore, cilindrata aumentata a 499,5 cm³ e motore di 21.5 cavalli che portava la velocità massima ad oltre 105 km/h. Due prezzi, uno per la versione chiusa di 560 mila lire, uno per il tetto in tela di 495.000 lire. Nel 1959 arrivarono i modelli “Trasformabile” e “Tetto apribile”, per rispondere alle esigenze crescenti della gioventù italiana.
500 Giardiniera
Nel 1960 fu prodotto un modello più lungo della 500. La Giardiniera raggiungeva i 3,185 metri, aveva una carrozzeria completamente nuove: dalle portiere iniziava una lunga zona posteriore che si concludeva con il portellone incernierato su un lato, utilizzabile come portiera per accedere all’abitacolo. Un’ulteriore novità era costituita dal motore “a sogliola” realizzato da Dante Giacosa. Nuove soluzioni tecniche, come i cilindri posti orizzontalmente e la ventola radiale, la resero una primitiva station wagon, uno dei modelli più venduti di sempre.
Passarono gli anni ’50, i ’60 e la Fiat si tuffò negli anni ’70 continuando a produrre diverse serie della 500, D, F, L e R. L’ultimo esemplare venne realizzato nello stabilimento siciliano di Termini Imerese fino al primo agosto del ’75, dopo 18 anni di storia e 4 milioni di esemplari, e dopo essere stata incoronata come l’auto che ha rappresentato al meglio il boom economico italiano.
Una menzione speciale va riservata alle versioni sportive della Fiat 500 da competizione, realizzate da preparatori come Abarth e Giannini, esemplari unici al mondo. Quell’incredibile successo che scosse l’Italia nel 1957, si replicò il 4 luglio del 2007, quando la Fiat decise di riportare in vita la 500, presentandola sul mercato con trazione e motore anteriori. Ancora una volta, è stato amore a prima vista per gli italiani.
Minigonne, jeans, la speranza di un futuro tutto da conquistare, il progresso, la pubblicità, il mercato di massa, la gioventù ribelle, l’avanzata della classe media. I pomeriggi assolati, il mare, i colori della città, le curve della campagna, un pic nic con gli amici, la voglia di vivere. L’Italia degli anni ’60 che guardava al domani dai finestrini della Fiat 500, l’utilitaria diventata un’icona.
Potrebbe interessarti: Articolo su la storia della vespa italiana