“Settembre andiamo, è tempo di migrare”. Con questo famosissimo incipit Gabriele D’Annunzio, uno dei principali scrittori italiani, comincia a parlare della sua terra e di una tradizione contadina rimasta immutata nei secoli, la transumanza.
L’antica pratica pastorale prevede la migrazione stagionale del bestiame lungo sentieri di montagna, chiamati tratturi. Alla fine dell’estate, dunque, lungo le valli italiane si muovono le mandrie, in cerca di condizioni climatiche migliori. Molto più di un’usanza, un vero e proprio pezzo della cultura italiana, che ha meritato l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Culturale immateriale dell’Unesco.
Transumanza: etimologia e storia
Transumanza, dal latino “trans”, ovvero “al di là”, e “humus”, cioè “terra”. Il significato di transumanza è quindi quello di qualcosa che va “al di là della terra”. E nel periodo che va dalla fine dell’estate ai primi freddi autunnali è proprio questo che accade: nelle aree montane italiane, sin dalla preistoria, si va al di là della terra, si oltrepassa il territorio e se ne cerca un altro. Greggi, mandrie, cani da pastore e pastori si spostano dai pascoli in quota verso quelli delle pianure, percorrendo le vie naturali dei tratturi.
Cosa sono i tratturi?
Sentieri erbosi, pietrosi o in terra battuta di notevole ampiezza, creati dal passaggio e dal calpestio delle mandrie e dei greggi. Vie immerse nel paesaggio, che negli ultimi decenni sono state curate e conservate, come riferimenti visivi e geografici, punteggiati da manufatti rivestiti di simbologie religiose e scaramantiche, lasciati nei millenni dalla transumanza di mucche e ovini. I tratturi possono essere larghi fino a 111 metri: da essi si dipartono poi i tratturelli, larghi fino a 37 metri, strade di smistamento per portare le pecorelle al pascolo, collegate tra loro da bracci larghi circa 18 metri e mezzo.
Dove si pratica la transumanza
Un’occasione di contatto e di scambi commerciali, un viaggio, un raduno che comprende riti sociali consolidati: tutto questo è la transumanza. In quali zone continua ad essere praticata?
Oggi la pastorizia transumante è pratica rata: le greggi viaggiano su camion e autotreni appositamente addestrati per il trasporto del bestiame. Il tutto si risolve in 24 ore, con guadagno di tempo e di energie. Ma c’è ancora chi continua a tenere viva la fiamma di questa cultura millenaria, a conservare riti e usanze radicati nel territorio italiano e a svolgere la naturale attività della transumanza lungo tutta la Penisola.
In Piemonte, lungo le pendici delle Alpi Marittime, si incrociano le popolazioni delle montagne liguri e cuneesi, mentre nel Trentino Alto Adige si festeggia la desmontegada, la demonticazione: durante la festa della transumanza, mucche, cavalli, pecore e capre vengono addobbati con ghirlande di fiori e rami e immagini di santi per ricevere la protezione del Cielo, specchi e campanelle per respingere le negatività.
Nell’appennino tosco-emiliano, dal Medioevo agli anni ’50 del secolo scorso, il flusso della transumanza coinvolgeva anche le aree marchigiane, umbre e laziali nello spostamento verso la Maremma toscana. Nel Sud Italia, invece, l’attività della transumanza resiste tra l’Abruzzo e il Tavoliere delle Puglie , con diramazioni sia verso il Gargano che verso le Murge, passando per la transumanza in Molise e nella Basilicata.
Transumanza orizzontale e transumanza verticale
L’usanza si mantiene anche nelle isole italiane, specialmente in Sardegna, dove le comunità pastorali si spostano lungo i tratturi del Gennargentu. In Sicilia l’attività si colloca nelle Madonìe e sui monti Nebrodi.
Si può avere transumanza orizzontale, detta anche mediterranea, e transumanza verticale o alpina.
Si ha transumanza orizzontale quando ci si sposta da un’area geografica all’altra nelle regioni nelle quali si alternano zone montuose coperte di neve in inverno e pianure aride in estate.
Si ha transumanza verticale quando c’è un cambio di quota o dislivello in un ambito areale ristretto: è il caso dell’arco alpino, dove nel periodo inverno-primavera, il bestiame o pascola in fondovalle o viene foraggiato nelle stalle. Alla fine di giugno, poi, si ritorna nelle zone di alpeggio, a pascolare fino a settembre.
Transumanza e cultura
La transumanza di pecore e mucche ha ispirato nei secoli scrittori e poeti, da Terenzio e Virgilio a Plinio il Giovane, da Torquato Tasso a Gabriele D’Annunzio, autore de “I Pastori”. Non solo: quella che è stata riconosciuta come parte integrante della cultura italiana, è una pratica che ha dato origine ai “poeti-pastori”, depositari del “canto a braccio”, il poema in ottava rima, nato grazie alla lettura di classici immortali, ma anche di poemi ispirati alle leggende locali. Nei giorni di marcia, tra una camminata e l’altra, tra l’intersercarsi dei tratturi, si passava il tempo esercitandosi in sfide poetiche a colpi di ottave.
Il tramonto dell’estate, il raduno del gregge, il passo cadenzato. Una marcia cantata che va dai monti alle valli, lungo le vie della storia. Pastori e mandrie, fianco a fianco, custodi di una tradizione millenaria, di una cultura che ha contribuito alla formazione del paesaggio italiano, passo dopo passo, roccia dopo roccia, impronta su impronta.