“La morte della foresta è la fine della nostra vita.” (Dorothy Stang)
L’Italia vanta un patrimonio naturale tra i più ricchi d’Europa, che va protetto e tutelato per il bene dell’umanità. Lo sa bene l’UNESCO, che ha inserito nella lista delle “Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa” anche le antiche foreste italiane per il loro valore naturalistico e per l’incredibile biodiversità che le contraddistingue. Ambienti unici sia da un punto di vista biologico che ecologico.
Nel Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise ci sono oltre mille ettari di foreste popolate da specie di faggi vecchie di 560 anni. Nel cuore selvaggio dell’Abruzzo svettano questi alberi monumentali, silenziosi e austeri testimoni del tempo che passa. Questa è l’area protetta più antica d’Italia. “Il Parco”, istituito nel 1923 proprio per proteggere orsi, camosci e aquile, montagne e parte della superficie forestale italiana.
Foresta della Val Cervara
Nel Comune di Villavallelonga c’è la foresta più antica d’Europa. Venti ettari di larghezza, 1600 metri d’altezza. Gli esemplari di faggi custoditi all’interno di questa riserva naturale risalgono a 500 anni fa. Un risultato sorprendente, se paragonato all’età media di questi alberi: 250 anni. La vita del bosco studiata tra queste foglie e queste radici ci dice molto a proposito dei cambiamenti climatici mondiali.
Enormi tronchi da cui si allungano rami lunghi e contorti, ricoperti da barbe acquamarina di licheni e muschi di un caratteristico color smeraldo: così si presenta una delle più famose foreste italiane. Passeggiando tra questi alberi secolari c’è un odore umido, di terra e natura. I faggi che hanno messo radici qui sono quelli più vecchi dell’intero emisfero settentrionale, datati con il sistema della dendroconologia. Dopo le tante lotte portate avanti nel dopoguerra da Loreto Grande, botanico di Villavallelonga, nel 2017 finalmente questo lembo di terra è stato riconosciuto e protetto come Patrimonio dell’Umanità.
La faggeta della Val Cervara è un habitat ad elevata biodiversità in cui si mostrano tutte le fasi del ciclo vitale delle foreste naturali di clima temperato: dalle piantine appena nate agli alberi morti e fusi col terreno. Tra le radici corrono cervi, caprioli, lupi, cinghiali, orsi marsicani. Un patrimonio forestale di grandissima importanza, contrassegnato dalla dicitura “zona A”, che contraddistingue un territorio adibito a Riserva integrale dove l’accesso può avere luogo soltanto lungo l’apposito sentiero contrassegnato.
Foresta di Selva Moricento
Questa foresta abruzzese sorge in un’area molto vasta, ma particolarmente selvaggia, raccolta tra crinali montuosi e soline carsiche. Tra grotte e splendide radure si nascondono lupi, orsi e tantissime altre specie. Si accede facilmente a quest’area del Parco molto remota, in cui ammirare lo splendore delle faggete appenniniche in uno dei più antichi boschi in Italia.
Foresta di Coppo del Morto
Anche in questa faggeta ci sono alberi che superano i 500 anni d’età, che sono riusciti a sopravvivere grazie alla loro posizione: nella terra di nessuno, una zona contesa tra i Comuni di Pescasseroli e Scanno. La foresta si sviluppa lungo un pendio piuttosto ripido della Montagna Grande, in una delle aree paesaggisticamente più bella dell’intero Abruzzo.
Foresta di Coppo del Principe
Una faggeta splendida, che rientra nel dominio della “Difesa” di Pescasseroli: qui la foresta vetusta si alterna alla rinnovazione e alle riserve dei tagli effettuati nell’area agli inizi del secolo scorso. La patria dell’orso marsicano, tra le specie forestali maggiormente rare e preziose, insieme al picchio dalmatino, al barbastello e al coleottero Rosalia alpina. Il nome di questa area protetta richiama le frequentazioni assidue di casa Savoia agli inizi del Novecento: i principi, appunto, partecipavano a celebri battute di caccia all’orso organizzate dai nobili del luogo in questi boschi italiani.
Foresta della Val Fondillo
Questa vasta area comprende due boschi d’Abruzzo, quello di Cacciagrande e quello di Valle Jancino. Luoghi fiabeschi, percorsi da corsi d’acqua, sentieri caratterizzati da balzi rocciosi coperti da pino mugo, mirtillo, e alberi imponenti. Specie estremamente rare trovano posto in questo territorio, come la salamandra pezzata appenninica e l’orchidea Scarpetta di Venere. Si può affermare che questo sia il nucleo storico di nascita dell’intera Area protetta: dal 1922 la tutela si è estesa poi a tutto il resto della superficie. Il mondo naturale si fonde qui con quello rupestre della Camosciara. Un habitat ricco di fauna e flora: orsi, picchi, funghi, genziane, camosci e aquile reali.
Nel cuore dell’Abruzzo si entra in punta di piedi nel Regno della Natura. Antichissimi faggi allungano i loro rami formando una selvaggia e incontaminata foresta: un abbraccio lungo 500 anni.
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