La terra lombarda è ricca di leggende, racconti popolari che scavano a fondo nelle superstizioni comuni e spiegano le motivazioni più profonde legate alle origini di un’usanza, di un nome, di un luogo.
Ogni leggenda in Lombardia diventa parte integrante della cultura regionale italiana, un pezzo del patrimonio da custodire e tramandare.
Lombardia: leggende popolari più caratteristiche
E allora tuffiamoci nel mare del folklore in Lombardia attingendo a piene mani dallo scrigno delle leggende lombarde per bambini, ma anche da quello delle leggende paurose vere. Ecco le più leggendarie curiosità della Lombardia.
1 – Milano, la colonna del diavolo
Cominciamo da una delle leggende su Milano. Tutti avranno visto la colonna di epoca romana presente sul lato sinistro della basilica di Sant’Ambrogio: ci sono due fori su questa colonna, fori che sarebbero da attribuire ad una testata data dal Diavolo. Proprio così: secondo la leggenda una mattina Sant’Ambrogio, mentre passeggiava per il cortile della basilica, incontrò Satana. Quest’ultimo cominciò a tentarlo inducendolo a rinunciare al suo ruolo da vescovo, ma Sant’Ambrogio deciso gli sferrò un calcio così forte da mandare a sbattere le corna del Diavolo contro la colonna, formando due buchi. Il malvagio resto lì fino al giorno seguente, quando scomparve all’interno della colonna passando per uno dei fori e e creando così un varco verso l’inferno. Si dice che, avvicinandosi ai buchi, si possa sentire ancora oggi l’odore dello zolfo e si senta il ribollire dello Stige, il fiume lungo le quali sono trasportate le anime dei dannati. Nella notte che precede la domenica di Pasqua c’è chi giura di aver intravisto nei fori il carro delle anime guidato dal Diavolo in persona.
2 – Pavia, ponte sul Ticino
Parliamo del ponte coperto di Pavia: leggenda narra che nell’anno 999 il vecchio ponte romano era crollato e per passare da una riva all’altra era necessario prendere un mezzo di trasporto. La sera della vigilia di Natale di quell’anno, molti pellegrini desideravano ascoltare la Messa di mezzanotte in città e si accinsero a prendere il traghetto quando dalla nebbia apparve un gentiluomo vestito di rosso che mostrò ai pellegrini un ponte fatto di nebbia. Disse loro: “Questo ponte diventerà di pietra, se il primo essere che lo passerà sarà mio eternamente”. Quell’uomo era il Diavolo. Ma in mezzo alla folla spuntò l’arcangelo Michele che disse: “Belzebù, noi desideriamo tempo per riflettere: tu comincia a fare il ponte di pietra e poi ti terrai il primo che passerà.” Il Diavolo accettò e, finito il ponte, fu un caprone a passare per primo. Sentendosi ingannato, il malvagio scatenò un violento nubifragio, ma il ponte non crollò. Successivamente gli abitanti di Pavia costruirono una chiesetta dedicata al santo dei fiumi Giovanni Nepomuceno.
3 – Cremona, i leoni del Duomo
Tra le leggende popolari lombarde c’è quella che riguarda il numero dei leoni che proteggono la cattedrale di Cremona. Quelli stilofori sono sei: due a sostegno del protiro dell’ingresso principale, due al protiro del portale settentrionale del transetto e due a quello del battistero. Ma ce ne sono altri quattro più piccoli che sorreggono le quattro colonnine della loggia sopra il protiro. E sarebbero undici aggiungendo quello alato posto sul capitello destro del portale. Sono dodici, con quello scolpito sotto i cavalli di luglio e tredici, con quello posto sul capitello vegetale ai piedi della facciata. Come se non bastasse, c’è chi sostiene che ce ne sia ancora uno: secondo un’antica leggenda, nelle fondamenta del Torrazzo sarebbe sepolto il quattordicesimo leone, un leone vero, non di pietra.
4 – Mantova, i fiori di loto
Le leggende della Lombardia coinvolgono i “laghi mantovani”, rispettivamente Superiore, di Mezzo ed Inferiore. Nei mesi pienamente estivi il lago Superiore si riempie di fiori di loto colorati diventando la distesa di fiori più grande del mondo, escludendo il Giappone. I fiori di loto sarebbero da attribuire ad una leggenda che narra di una giovane donna di origini orientali, che morì cadendo nelle acque del lago in cui si stava specchiando. L’amato della donna, prima di seguirla nella morta, sparse sul lago semi di fior di loro per fare in modo che ogni estate tutto il mondo potesse ricordare per sempre il profumo e la dolcezza di quell’amore.
5 – Brescia, i mughetti delle valli
Tra le leggende bresciane più belle spunta quella sul mughetto. Pare che in un giorno particolarmente felice, le fate del bosco uscirono dalle loro case segrete per organizzare una festa fra gli alberi. Prese dall’euforia dimenticarono di aver abbandonato le tazze sull’erba: le ritrovarono il giorno dopo, moltiplicate e nascoste sotto il fogliame. Erano state custodite dal loro nume protettore ricoprendo il prato di piccoli calici bianchi, i fiori del mughetto, appunto, chiamati anche “tazzine delle fate”.
6 – Bergamo, i Laghi gemelli
Prima che i laghi gemelli si unissero in un solo bacino, erano avvolti da un alone di leggenda: si racconta che la figlia di un ricco possidente di Branzi fosse innamorata di un pastore della Valle Taleggio. Il loro amore era però ostacolato dalla famiglia della ragazza che l’aveva promessa in sposa ad un proprietario di fucine della Val Fondra. A causa del mal d’amore la ragazza divenne triste e debole, finché un giorno arrivò un medico che riuscì a guarirla: era il suo amato pastore travestito. I due fuggirono insieme per le montagne, ma la giovane svenne e così i due si ritrovarono a cadere abbracciati sul fondo di un precipizio. Proprio nel punto in cui caddero si aprirono due conche circolari dalle quali cominciò a zampillare acqua senza sosta: erano nati i laghi gemelli.
7 – Como, il Lariosauro del lago
Il Lago di Como è uno dei laghi italiani più profondi, protagonista di questa originale leggenda. Pare che il 18 novembre 1946, due cacciatori, in giro sulla riva settentrionale del Lago di Como, sostengono di aver incontrato una creatura lunga tra i dieci e i dodici metri con squame rossastre. Più che di leggende sul lago di Como si può parlare di avvistamenti di questo strano animale, chiamato Lariosauro. Ancora nel 1954 una coppia, padre e figlio, notò qualcosa con il muso arrotondato e i piedi palmati. E poi ancora venne avvistato un animale con la testa simile a quella di un coccodrillo e lungo circa due metri. Nel 2003 l’ultimo avvistamento di un’anguilla gigante lunga circa 10-12 metri.
8 – Lecco, la ‘casa rossa’ in Valsassina
Una villa ottocentesca, la casa rossa, che ospita fantasmi, spettri e orrendi delitti. Fu costruita dal conte Felice De Vecchi tra il 1854 e il 1857 come residenza estiva all’interno di un parco di 130 mila metri quadrati. Si racconta che la casa fu abbandonata dopo che il conte trovò la moglie orrendamente assassinata e la figlia scomparsa. Nelle notti particolarmente silenziose c’è chi giura di aver sentito un lamento femminile. E proprio in questa casa, negli anni, si sono alternati terribili suicidi. Ma c’è di più: oltre alle grida, si sente anche il suono di un pianoforte provenire dalla sala, proprio nel luogo in cui è ancora presente un vecchio piano ormai distrutto.
9. Un falò della Giöbia
In molti paesi del Varesotto, nell’ultimo giovedì del mese di gennaio, c’è l’usanza di fare un falò per bruciare un fantoccio che, si dice, assomigli ad una strega vissuta nel passato. La Giobia era il suo nome e quando passava tutto attorno a lei moriva. Di notte, inoltre, la strega entrava in casa e prendeva i bambini per nutrirsene. Per tenerla buona le donne del luogo preparavano il risotto con la luganega e la polenta arrostita. Una notte riuscì a rapire una bambina, così una mamma del villaggio ebbe un’idea: preparò tanto riso, ma lasciò un cucchiaino molto piccolo. All’alba la strega non aveva ancora finito di mangiare tutto e un raggio di sole la colpì, riducendola in un solo mucchio di cenere e la bambina poté tornare a casa.
10 – Sondrio, la serpe bianca
Vi siete mai chiesti perché a Chiavenna ci siano numerosi portoni con battiporta a forma di serpe. Tutto nasce dal passato e da un’invasione di moscerini e piccoli insetti. Per risolvere il problema gli abitanti del luogo si rivolsero anche a un mago che chiese loro se avessero visto una serpe bianca. Dopo la risposta negativa, il mago entrò nella cittadina, appiccò il fuoco ed estrasse dal suo mantello uno strumento magico, poi cominciò ad intonare una melodica. Dal fuoco uscì una serpe bianca che attirò a sé tutti gli insetti. Da quel giorno l’animale è visto come simbolo di come forza protettiva e viene posta sull’uscio di diversi palazzi.
Strane creature avvistate nel lago di Como, una colonna che apre il varco per l’Inferno, il ponte di nebbia e una spaventosa casa rossa: sono tante le leggende lombarde tramandate di generazione in generazioni, racconti affascinanti e pieni di mistero.