“La Sicilia ha avuto la sorte ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione.” (Gesualdo Bufalino)
Una terra contaminata da diverse culture e svariati popoli. Quella che in passato era la Magna Grecia, lungo le cui strade passeggiavano poeti, filosofi e celebri luminari che hanno impregnato ogni singola pietra di un inestimabile bagaglio culturale, si offre oggi alla vista di turisti e appassionati, che tra il mare e il profumato entroterra cercano di carpirne i misteri e le affascinanti storie.
Miti e leggende siciliane: racconti senza tempo
Per spiegarsi i cambiamenti climatici, l’alternanza del giorno e della notte, per trovare un senso alle paure più ancestrali, per tramandare ai posteri il racconto di amori colmi di passione e tragedia, anche i siciliani hanno colorato di fantasia la realtà. Scopriamo insieme le più belle leggende siciliane!
La principessa Sicilia
La leggenda che spiega l’origine del nome dell’amata isola italiana. Chi era Sicilia? Una principessa del Libano che viveva felice e spensierata nel suo regno. Un terribile giorno, un oracolo predisse il suo futuro: se non avesse lasciato il paese al compimento esatto dei 15 anni, sarebbe stata divorata da un enorme mostro, il Greco-Levante. Così, a malincuore, il re e la regina lasciarono che la bella Sicilia partisse con una barca lungo il Mediterraneo. Tre mesi di navigazione, senza mai toccare terra: la ragazza stava decidendo di lasciarsi morire, quando i venti la spinsero verso una terra ricca di vegetazione, fiori e frutti. Finalmente terra, ma purtroppo si trattava di un’isola deserta. Solo un giovane ragazzo era sopravvissuto alla peste che aveva decimato tutti gli abitanti. Per volere degli dei era ora necessario creare una nuova stirpe: Sicilia e quel ragazzo erano i prescelti. Da questo improvvisato amore nacque la prima generazione siciliana, dal nome della donna che portò in grembo il nuovo popolo.
Cariddi
Tra le storie siciliane più famose c’è quella che riguarda uno dei due mostri dello Stretto di Messina citati da Omero. Cariddi è il mostro siciliano, Scilla quello calabro. Gli antichi greci narrano di uno stretto impossibile da navigare, a causa delle correnti e dei numerosi vortici che si formavano all’interno del tratto di navigazione. Il risucchio di Cariddi e la morsa dilaniante di Scilla erano l’incubo dei marinai. Leggenda narra che Cariddi fosse una ninfa, figlia di Poseidone, dio del mare e Gea, dea della terra. Una ninfa voracissima, che divorò i buoi di Eracle mentre attraversavano lo stretto. Zeus decise quindi di punirla, trasformandola nel mitologico essere mostruoso.
Polifemo e la riviera dei Ciclopi
Un luogo magico e incantato: la Riviera dei Ciclopi, ad Aci Trezza. A renderlo particolarmente famoso, le vicende mitologiche di Ulisse narrate nell’Odissea. Qui viveva il ciclope Polifemo, figlio di Poseidone. Il ciclope catturò Ulisse e i suoi compagni, mangiandone qualcuno. Grazie alla sua astuzia, Odisseo riuscì ad accecarlo con un palo dalla punta rovente. Il ciclope furioso scagliò dei frammenti di roccia intorno a sé: così nacquero le isole dei Ciclopi.
Aretusa
Una bellissima ninfa greca allevata da Artemide, imbattibile nella corsa e nel nuoto. Aretusa correva tra i boschi, quando decise di fermarsi a rinfrescarsi in un corso d’acqua. Un sussurro la fece spaventare. Era Alfeo, dio di quel fiume, che le chiese di fermarsi, perché attratto dalla sua incredibile bellezza. La rincorse e Aretusa invocò l’aiuto di Artemide, che la pose su una nuvola e la soffiò via, verso la Sicilia. Nei pressi di Ortigia la ragazza iniziò a cadere, tramutandosi in una sorgente d’acqua. Alfeo non mollò e chiese aiuto al padre Oceano che per lui aprì lo Ionio. Alfeo raggiunse la Sicilia e Arestusa gli cedette. Per suggellare il loro amore, Artemide scavò una caverna sotto la fonte, proprio dove le acque si uniscono, Ancora oggi quella grotta è meta degli innamorati che si giurano un sentimento eterno.
Colapesce
Amatissima dai turisti e una delle più celebri leggende siciliane per bambini. Nicola di Messina, figlio di un pescatore e meglio conosciuto come Colapesce, conosceva alla perfezione ogni angolo del mondo sott’acqua. Federico II di Svevia decise di metterlo alla prova: buttò una coppa nel mare e Colapesce la riprese immediatamente. Poi fece la stessa con la sua corona. A quel punto il re tirò un anello in profondità. Colapesce non riuscì a risalire dalle acque per riportarglielo. In realtà il ragazzo aveva scoperto una cosa: la Sicilia poggiava su tre colonne, ma una sembrava sul punto di spezzarsi. Colapesce decise così di sacrificarsi e restare lì a sorreggere per sempre la sua amata isola.
Il mito di Tifeo
C’è chi mette in dubbio che sia Colapesce a sorreggere la Sicilia. Sarebbe Tifeo il Gigante ad avere questo arduo compito. Un gigante mostruoso, con centinaia di teste di drago, figlio della terra Gea e di Tartaro, personificazione degli Inferi. Un destino già segnato: quello di combattere in continuazione contro Zeus, colpevole di aver sconfitto i Titani, gli altri figli di Gea. Durante una lotta, Tifeo fuggì fino ai limiti del territorio siriano e qui riuscì a strappare a Zeus l’arma del re degli dei, tagliandogli i tendini dei piedi e delle mani e scaraventandolo in una grotta in Sicilia. A ritrovare i tendini di Zeus furono Hermes e Pan. Nel frattempo sul monte Nisa, le tre Moire, filatrici del destino, consegnarono a Tifeo i frutti destinati ai morali per indebolirlo. così Zeus riuscì a imprigionare Tifeo sotto il monte Etna condannandolo a sorreggere con la mano destra Messina, con la sinistra Pachino, con le gambe Trapani e con la bocca l’Etna. Tra le leggende siciliane sull’Etna, questa è quella a cui i siciliani sono più legati: ogni volta che il gigante si arrabbia o prova a liberarsi, la terra trema, il vulcano erutta.
Le tre ninfe
In un tempo lontano tre ninfe bellissime giravano il mondo danzando. Un terra particolarmente bella e luminosa colpì la loro attenzione, così le tre ninfe danzarono con una grazia particolare e lanciarono nel mare tutto quello che avevano raccolto nei loro viaggi. Da quelle acque sorsero tre promontori, attraversati da un magnifico arcobaleno che solidificandosi, formò un’isola triangolare, proprio la bella Sicilia. Quei tre promontori erano Capo Peloro, Capo Passero e Capo Lilibeo.
Il Castello di Caccamo
Non mancano poi le leggende siciliane sui fantasmi. Svetta in tutta la sua imponenza il castello siciliano nel borgo di Caccamo, sulla vallata del fiume San Leonardo. Quello che anticamente era una fortezza si trasformò nel nascondiglio dell’assassino del consigliere del re Guglielmo I detto il Malo. Matteo Bonello venne poi catturato, torturato, e rinchiuso in una delle due torri. Ancora oggi il suo fantasma si aggira per il castello in cerca di pace, vestito con pantaloni e giacca di cuoio. A fargli compagnia il fantasma di una giovane monaca, innamorata di un soldato: fu il padre a contrastare quell’amore, uccidendo il giovane e rinchiudendo la figlia in un convento. Il dolore della monaca la condusse alla morte. Nelle notti di luna piena, a mezzanotte, eccola che appare, vestita di bianco, pronta a donare un melograno a chi la incontra: chi riuscirà a mangiarlo senza farne cadere nemmeno un chicco, sarà ricompensato con un magnifico tesoro.
Il coraggioso Colapesce che tiene in piedi la Sicilia, il gigante Tifeo che sbuffa sotto l’Etna, l’amore di Alfeo e Aretusa, Ulisse e Polifemo. Non c’è pezzo di Sicilia che non abbia le sue leggende, tra storia, fantasia e mito.