Dopo l’apertura di Pompei di notte, il Parco Archeologico si dirige verso una nuova gestione del patrimonio con la realizzazione dell’Azienda Agricola Pompei. L’idea è quella di coltivare i vigneti negli spazi verdi di Pompei, Stabiae, Boscoreale e nel Polverificio borbonico di Scafati, con l’obiettivo di produrre e vendere con l’uva raccolta un vino “pompeiano”.
L’Azienda Agricola Pompei produrrà il vino degli Scavi
Non è la prima volta che dall’area archeologica di Pompei viene prodotto un vino locale: anni fa, grazie all’accordo con l’azienda Mastroberardino, furono impiantati diversi vitigni nelle aree verdi di Pompei. Ora, però, il direttore Gabriel Zuchtriegel, punta ad un progetto molto più ambizioso, ovvero quello di rendere il Parco Archeologico di Pompei un’azienda agricola.
Ai vigneti già presenti nelle Regiones I e II di Pompei e nel sito di Villa Regina a Boscoreale, estesi per quasi due ettari, si aggiungeranno altri cinque ettari di nuovi impianti di assoluta eccellenza. Non è solo una questione di qualità, ma il vino pompeiano sarà anche l’unico a potersi fregiare del titolo di essere nato da quelle stesse terre, che già 2.000 anni fa, erano note per la produzione di un vino esportato in molti Paesi del Mediterraneo.
Pierpaolo Forte, professore ordinario di diritto amministrativo presso l’Università del Sannio, riassume in questo modo il programma:
“Proviamo ad applicare l’articolo 151 del Codice degli appalti sulle sponsorizzazioni e forme speciali di partenariato nel campo dei beni culturali non nascerà una società mista, ma il Parco utilizzando l’expertise di soggetti privati avvierà la coltivazione e la produzione di vino, dando vita a una delle aziende agricole più rilevanti della Campania. Non ci sono molti esempi, anche in questo Pompei si conferma luogo di sperimentazione e innovazione”.
Ed è davvero così. Già ora, i visitatori dell’antica Pompei, passeggiano tra riproduzioni fedeli delle coltivazioni ai piedi del Vesuvio: dai fiori ai frutteti.