Dai nuovi scavi effettuati a Pompei, precisamente nell’insula 10 della Regio IX, è stato ritrovato un dipinto pompeiano di ben 2000 anni fa. Protagonista del dipinto è proprio lei: sua maestà la pizza.
È improprio, in realtà, chiamarla pizza. All’epoca mancavano gli ingredienti fondamentali della pizza napoletana, ovvero la mozzarella e i pomodori, ma la forma rotonda e il composto su di essa adagiato, riporta la nostra immaginazione proprio a lei.
Quello che è sicuro è che, questo affresco ritrovato a Pompei, pare sia messo lì a confermare un’arte culinaria già radicata dall’antichità. L’antenata della pizza è, difatti, raffigurata accanto a un calice di vino, posata su un vassoio di argento condita con spezie o forse piuttosto con un tipo di pesto (moretum in latino), indicato da puntini color giallastro e ocra. Il tutto accompagnato da una composizione di frutta ed altri elementi non ben identificati, forse frutta secca.
In realtà il dipinto, secondo gli archeologi del Parco Archeologico di Pompei, dovrebbe raffigurare il tipico rituale risalente al periodo ellenistico (parliamo del III-I secolo a.C.) che prevedeva un dono per gli ospiti.
L’antenata della pizza a Pompei: emozione e stupore per i pizzaioli napoletani
Il ritrovamento della presunta antenata della pizza napoletana, ha suscitato emozione e stupore tra i pizzaioli di Napoli.
Gino Sorbillo, proprietario dell’omonima pizzeria in via dei Tribunali, davanti alla recente scoperta, ha esordito dicendo: “Mi emoziona tantissimo vedere quel dipinto, è un sogno ad occhi aperti. Ha una forma circolare, mi viene d’istinto chiamare quel piatto ‘pizza’”. Ed anche se ha ammesso l’improbabilità dell’associazione alla pizza per i mancati ingredienti, ha sottolineato l’importanza che già all’epoca poteva forse avere quest’arte.
Anche il pizzaiolo Errico Porzio, dalla pizzeria Porzio del Lungomare di Napoli, si è mostrato emozionato e compiaciuto nel realizzare che la pizza, seppure in forma differente, “era evidentemente una pietanza già tenuta in alta considerazione, dal momento che era posizionata in un piatto d’argento”. Ed ha aggiunto che “la nostra è soltanto un’evoluzione di un piatto che risale a duemila anni fa e che ha radici molto profonde”.