Come è nato il progetto Lhf-Connect? Grazie ad un aspirapolvere, un’asta, un iPad. Questi tre elementi formano l’hardware, mentre il software è stato messo a disposizione gratuitamente dai ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e Università di Pisa. Così è nato un robot low-cost per l’emergenza coronavirus.
A descriverne le funzioni sono gli esperti dell’ITT: “Il nostro progetto, in sperimentazione in tre ospedali, si chiama “Low Hanging Fruits” (Lhf) per sottolineare l’importanza delle ricadute della ricerca robotica fatta negli ultimi decenni che ci permette, oggi, di poter sviluppare soluzioni rapide ed efficaci per sopperire a situazioni di emergenza e imprevisti“.
Avatar robotici: l’utilizzo negli ospedali italiani
Gli avatar robotici in telepresenza sono dispositivi che aiutano i pazienti a contattare i loro parenti senza l’intermediazione dello staff sanitario: il robot può spostarsi tra le stanze senza contatto diretto. I primi tre robot sono già al lavoro presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, la Azienda USL Toscana Nordovest di Massa-Carrara e il Centro Polivalente Anziani Asfarm di Induno Olona, nel Varesotto.
Sono tanti gli ospedali nel mondo che stanno adottando tecnologie innovative in questa situazione per la prima volta: i robot che sfruttano l’intelligenza artificiale risultano molto utili a causa della carenza di personale e della mole di lavoro decuplicata per la pandemia.
La telemedicina si rivela un’arma indispensabile per combattere a colpi di tecnologia il nemico invisibile del Coronavirus: con materiali semplici e a meno di 100 euro è possibile costruire un robot in grado di alleviare le sofferenze dei pazienti costretti in terapia intensiva.