Oggi in tutta Italia si festeggia la festa del papà ma anche San Giuseppe, e per rendere la giornata ancora più dolce, perché non mangiare una fragrante e squisita zeppola?
Tanti dolci, uno per ogni regione: ci sono i bignè fritti nel Lazio, le raviole a Bologna, le sfincie in Sicilia, tutti diversi ma anche tutti accomunati dalla preparazione in morbida pasta choux e dalla crema pasticcera e in due versioni, fritte e al forno per gli amanti del cibo light.
Ma come nasce la storia della mitica zeppola di San Giuseppe? Sono due le teorie riconosciute, la prima risale alla storia della Sacra Famiglia. Si dice infatti che Giuseppe per mantenere Maria e Gesù dopo la loro fuga in Egitto, oltre al lavoro di falegname iniziò a intraprendere il mestiere di friggitore ambulante. Forse anche per questo a Roma, San Giuseppe è detto in modo simpatico Er Frittellaro, nome tratto anche dalla poesia scritta da Checco Durante negli anni 50 che riporta proprio la frase: “San Giuseppe frittellaro tanto bbono e ttanto caro”.
Una seconda teoria porta invece la nascita delle zeppole alla storia romana e a origine pagane. Il 17 marzo si festeggiavano infatti i Liberalia, festa in cui i ragazzi diventavano adulti e in omaggio agli dei Bacco e Sileno: scorrevano litri di vino e ambrosia accompagnati da frittelle di frumento cotte nello strutto, antenate quindi delle nostre zeppole. Quando poi nel 1968 fu istituita la festa del papà il 19 marzo, le discendenti delle zeppole divennero uno dei principali dolci italiani da preparare quel giorno.
Le teorie sul nome della zeppola di San Giuseppe
Anche quando parliamo dell’origine del nome, troviamo due teorie, la prima che riporta l’origine della parola zeppola a serpula, la parola latina che significa serpe, forse per giustificare la forma arrotondata su se stessa; l’altra teoria invece dice che il termine deriva da ceppo, trasformatosi poi in zeppa, che indentifica il pezzetto di legno utilizzato dietro o sotto i mobili quando questi traballano. Una terza ipotesi potrebbe poi essere quella che riporta le origini del nome alle strade della città di Napoli, dove zeppola deriverebbe da “zi Paolo”, nome del friggitore napoletano che si pensa sia stato l’inventore di questo dolce.
Per la ricetta di questo dolce dobbiamo spulciare nel Trattato di cucina teorico-pratico del 1837, riportata dal cuoco Ippolito Cavalcanti. Nel manuale, il duca di Buonvicino scrive rigorosamente in lingua napoletana, gli ingredienti per friggere la pasta particolare che aveva una provenienza tutt’altro che nobile. A Napoli infatti erano i friggitori di strada che, durante il 19 marzo, allestivano vari banchetti furi le loro botteghe per vendere le zeppole. La tipica forma arrotondata invece, gli è stata conferita dalle suore del Convento di San Gregorio Armeno. L’origine tuttavia è precedente e anche Goethe nel Grand Tour, durante una visita nel capoluogo partenopeo alla fine del 1700 racconta delle zeppole e scrive: “Oggi era anche la festa di San Giuseppe, patrono di tutti i frittaroli, cioè venditori di pasta fritta”.
Quindi oggi che sia fritta o al forno, con frutta o senza, prepariamoci a mangiare le zeppole e ad addolcire in modo tradizionale questo 19 marzo.